Pages Navigation Menu

Da una casa a picco sul mare.

Noi ed i migranti siamo la stessa identica cosa. Cacciarli sarebbe un gesto inutilmente crudele. Sarebbe un po’ come cacciare noi stessi.
Domenico Lucano, sindaco di Riace
Qualcuno di voi si starà chiedendo perché scrivo ancora di Riace, piccolo, sperduto e singolare borgo calabrese. Che relazione ha Riace, quasi una macchia dentro l’ultima e più povera regione d’Italia, con Artena? Ora ve lo racconto. Voi appuntatevi le somiglianze.
Riace costituisce un modello d’integrazione perfettamente funzionante. Ne parlano stampa nazionale ed internazionale (Bbc, Daily Mail, Der Spiegel). Lo copiano, lo studiano in tutta Europa.
Un gruppo di universitari tedeschi è andato via sette, otto giorni fa, mi dice il gestore di uno dei tre bar del posto, mentre mi fa un caffè. Sono venuta anche io a capire come funziona, perché, e se si tratta di un modello “esportabile”.
Inizio dai tratti caratteristici di Riace, dalla sua situazione di partenza, dalla carta d’identità. Tutto comincia nel ’98, con lo sbarco di 300 curdi. Domenico Lucano, ora sindaco, allora professore di chimica, dice di aver seguito l’episodio dalla distanza, era in auto, sulla statale 106. Lo ricorda con parole degne di un poema epico (del resto questo paese ha radici magno-greche), e cioè dice: quelle donne, con i loro bambini in braccio, erano avvolte in coloratissimi abiti verdi, gialli e rossi, gli stessi colori della bandiera curda. E ancora: Dal mare arrivano i miei antenati, i fondatori della Magna Grecia, dal mare sono arrivati i bronzi, dal mare arrivano i migranti”.
Era il primo luglio, e lo spopolamento di Riace era iniziato da un pezzo. Molti emigravano al nord (in Piemonte c’è una grande comunità di riacesi), altri si spostavano di pochi chilometri, a Riace Marina, sfruttando i vantaggi che l’edificazione selvaggia e la speculazione edilizia offrivano loro, ai danni delle bellissime coste. Le radici agropastorali del territorio erano state tanto sotterrate da non essere più visibili, per capirci. Le scuole stavano chiudendo, non c’erano bambini. L’economia era ferma: chiudevano macellerie, ristoranti, pizzerie. Allora Lucano, l’uomo chiave di questa storia, pensa una cosa semplicissima, banale e geniale insieme: perché non ripopolare questo deserto con chi viene dal mare? Non si strugge con quelle stronzate del razzismo, dell’intolleranza, delle guerre civili da televisione, dello straniero che ti ruba il posto di lavoro (semmai qui lo crea o lo condivide). Sotto c’è la volontà non tanto, o non solo, di far rivivere Riace, ma di far rivivere la Riace che lui ha in testa, quella dei vicoletti e dei muri a pietra, quella della botteghe e delle porte sempre aperte, degli uomini che si tolgono il cappello per salutarti e dei bambini che affollano le strade e incantano i passanti, coi loro cori e i loro colori. Universi, i bambini.
Domenico Lucano si muove da subito come volontario, assieme a molti altri. Assiste i curdi sistemati temporaneamente nel santuario dei santi Cosma e Damiano. Accoglie, prima. Integra, poi, da sindaco, e con l’aiuto sostanziale dell’associazione -di cui è socio fondatore- “Città Futura G. Puglisi”, centro di seconda accoglienza per i rifugiati. Viene eletto nel 2004 e mette in moto il “Riace Village”: esattamente il luogo che voleva fermamente ricreare.
Allora la scuola non chiude, aprono le botteghe in cui calabresi e curdi, palestinesi, afghani, etiopi lavorano fianco a fianco. Uno insegna il mestiere all’altro. Quali mestieri? Quelli tradizionali, che altrimenti sarebbero andati perduti. Aprono laboratori di filatura manuale della lana e della ginestra, di ceramica, apre il laboratorio del Casaro, quello delle conserve alimentari, apre un frantoio oleario con antiche macine in pietra e una Bottega del Commercio Equo e Solidale.
Quindi: economia sana, che sfrutta le capacità del territorio, cioè che si muove per una naturale esigenza del territorio, che dà dignità, quella specifica dignità che la conoscenza di un mestiere antico può dare. Riace Village è ripopolamento, è l’attivazione di una rete turistica solidale, è la cassa di risonanza del consumo critico.

Ora, la storia di Riace può essere letta in due modi, entrambi validi e comunque legati. O pensiamo ad una sorta di magia, una coincidenza: quella che ha fatto incontrare un uomo come Lucano (della sinistra utopica, quella che non esiste, dice lui, che afferma di appartenere al partito di Peppino Impastato) con decine di migranti, in un dato momento storico: quello della Riace che stava morendo; oppure, più realisticamente, si può ricondurre la scommessa di Lucano ad un unico, perfetto gesto che ha deciso di compiere. Un’azione, anch’essa semplice: chiedere al suo comune di aderire prima al PNA (Piano nazionale accoglienza), poi allo SPRAR (sistema di protezione rifugiati richiedenti asilo). Tutto parte da qui, nel 2000, Lucano faceva il consigliere d’opposizione e spinse l’amministrazione che “gestiva” il paese da 35 anni a prendere la strada che avrebbe portato a fare di Riace non più il paese dei Bronzi (che tra l’altro mancano dal ’72, anno del loro ritrovamento, conservati a Reggio Calabria), ma il paese dell’Accoglienza.
Così all’amministrazione arrivano 24 euro al giorno per ciascuna persona accolta – pensate che i malfamati centri di identificazione ed espulsione ci costano 120 euro al giorno per ciascun immigrato-, in quei 24 euro sono incluse le spese mediche, quelle quotidiane e anche quelle per l’alfabetizzazione. Le case le mette a disposizione il Comune: ce n’erano molte abbandonate, no? Perché non ristrutturarle? Perché non farle ristrutturare da chi stava cercando un lavoro tra i riacesi?

Potete certo immaginare le difficoltà che ha oggi lo Stato a mandare anche solo quei 24 euro al giorno. Arrivano con un ritardo di sei, sette mesi, dice Mimmo “dei Curdi”. Allora lui ha pensato di fare una cosa: stampare cartamoneta. Per l’esattezza cartamoneta con su il ritratto di personaggi che per lui sono stati dei modelli. Gandhi sulla banconota da 50 euro, Martin Luther King su quella da 20, Che Guevara e Peppino Impastato su quella da 10. I rifugiati che non dispongono di euro usano queste banconote. I negozianti andranno poi a battere cassa negli uffici comunali quando arriveranno i fondi dello Sprar. Non è solo un gesto simbolico, questo dello stampare cartamoneta con la faccia di Gandhi. E’ anche un modo per garantire la trasparenza dei conti e delle spese.

Ora, prima di chiudere questo post, mettetevi nei panni di chi arriva per rifugiarsi, per trovare riparo, di chi scappa da una guerra, come tanti bambini dagli occhi tristi che hanno perso una madre, o un padre, che abitano Riace. In questo posto si ritrovano, si riaffermano le identità, si rinasce e si ridà vita ad una comunità.
Lucano, il suo idealismo ed il suo senso pratico. La sua intelligenza e la sua sensibilità hanno partorito davvero un bellissimo modo per accogliere ed integrare chi arriva. Un bellissimo modo, in un certo senso, di riportarli a casa.

da una casa a picco sul mare,
vi saluto.
martina

P.s.
Artena ha un borgo che si sta spopolando, gente in cerca di lavoro, una storia, una tradizione da raccontare, case disabitate, immigrati spesso ammassati in case piccole e in condizioni igieniche pessime. Questo ci dissero quando, due anni fa, io e Matteo provammo ad iniziare una sorta di reportage.
Allora, politiche d’integrazione:
non per essere progressisti, ma per sentirsi civili.

  • fabio

    Complimenti, bella iniziativa.

  • bandido del sertao

    Domenico Lucano è una persona illuminata. ha trovato spazio per il suo impegno. dove andiamo noi con le persone che amministrano il nostro paese e che ruotano intorno alla politica locale? possono avere la stessa visione? potrebbero dare spazio a persone simili? hanno l’intelligenza adatta? sindaco, assessori, consiglieri comunali, vecchi e nuovi personaggi… avete l’intelligenza necessaria solo a pensarlo un progetto simile per il nostro paese? o se non simile, almeno al dieci per cento simile? si può creare economia e lavoro pure con progetti come questi. non ci saranno gli stessi guadagni magari però vuoi mettere la soddisfazione personale… o come si campa meglio? non dover pensare a tutti quegli appartamenti invenduti, a quei lavori pubblici pieni di mille e mille impicci.
    sindaci, assessori, consiglieri. usate la capoccia. se Domenico Lucano è erede degli abitanti della Magna Grecia, noi siamo gli eredi dei Romani. qualcosa nei nostri cromosomi ci dovrà pure stare.
    sindaco, consiglieri, assessori: che cambia tra Artena e Riace? quelli c’hanno il mare, e noi c’abbiamo i prati. che cambia?
    sindaco, consiglieri, assessori: siate intelligenti, non siate crape. e se non ci arrivate voi, permettete a chi ci arriva di provare a fare qualcosa di nuovo.

  • impegnocivicoperartena

    Raccogliamo l’invito di divulgare l’articolo, pubblicandolo sul facebook impegno civico per Artena

    https://www.facebook.com/impegnocivicicoperartena

  • Love

    Martina complimenti…:-) proponilo a Riccitelli puó darsi che nasca qualcosa di buono. Con stima.

  • zenzy

    Qui ci vorrebbe un Lucano…ma abbiamo preferito un Petrichella. Riace è purtoppo un u-topia un posto che non c’é.

  • imperioli

    Se si da fiducia ai giovani potrebbe non restare solo un utopia.

  • elhombrito

    Le similitudini tra Artena e Riace evidenziano una similitudine nelle potenzialità. Questo dovrebbe Spingerci a leggere il nostro futuro ben oltre la nebbia del momento. Le possibilità ci sono, basta rimanere “affamati e folli”, per saperle cogliere.
    Intanto con l’aiuto di marti proveremo ad organizzare un incontro con il sindaco Lucano durante il prossimo liveart, chissà che non ne esca qualcosa di bello e producente.
    Complimenti marti, bellissimo articolo.

  • francesca

    Girovagando per internet ho trovato questo articolo, l’ho cercato anche da voi per vedere se ne avevate parlato, ma niente.
    Riguarda Roberto Palone l’uono che costruisce organetti per passione.

    http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/artena-l%E2%80%99incredibile-storia-di-roberto-palone-l%E2%80%99uomo-che-costruisce-gli-organetti-dal-cartone-delle-banane/

  • adelelashekkia

    off topic
    ah elhombrito almeno una riga la potevi scrivere sugli incontri del granaio, che avevi paura di non trovare un posto a sedere?
    un abbraccio circolare

  • Love

    Gli incontri al granaio dovevano essere per quanto riguarda il mio modo di pensare, abbinati o pubblicizzati col telethon, per far si che la raccolta fondi potesse essere più proficua.

  • MOVIM 5 STELLE ARTENA

    http://www.comune.corchiano.vt.it/ il comune piu viruoso d’italia . basta copiare le idee

  • elhombrito

    @adelelashekkia: porco cane c’hai ragione. Purtroppo, come ho fatto notare al sindaco, non ci è stato recapitato alcun avviso. Ci sarebbero state più di due righe da scrivere.
    Purtroppo il volantino l’abbiamo visto per caso il venerdì mattina.
    Però non disperare, artenaonline non dorme…pensa!
    Abbiamo i video dei primi due incontri, e forse anche del secondo, con annesse le domande del piccolo vespino!

  • Pingback: Riace: oltre ai Bronzi c'è di più! - La Voce del Gattopardo | La Voce del Gattopardo()