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Musica: Recensione di Babel, ultimo album dei Mumford&Sons

Sono passati tre anni da Sigh no more per i Mumford&sons che tornano, dopo
un lungo periodo di lavoro, con Babel in prima posizione nelle classifiche dei
dischi più venduti di Stati Uniti e Inghilterra.

Sorprendente.
Senza mezzi termini, decisamente sorprendente.

Molti si chiedevano se il gruppo di Marcus Momford e soci sarebbe stato in
grado di emozionare e coinvolgere tanto quanto con il primo Album.
La risposta è si.
Sono riusciti a mantenere la qualità nella scrittura con una melodia più veloce
che ti riempie di energia già dalla prima canzone Babel e che continua con
I Will wait , Holland Road, Ghosts that we knew per concludersi con una
raccolta intensa e piena di passione dal ritmo più lento: Lover’s Eyes, the
boxer, Where are you now.

Quello che colpisce di questo gruppo è il loro modo di coinvolgere il pubblico
e lasciarlo lì, emozionato tra dramma e ottimismo. Una forma di entusiasmo
diversa, le chitarre mettono sotto sopra una folla assonnata riempiendola di
amore. Sono la dimostrazione di come con quattro ragazzi di West London
seduti su una panca con le custodie degli strumenti poggiate per terra
(come nella copertina dell’album) abbiamo portato al potere la passione, la
semplicità e un’ondata di irresistibile freschezza attraverso la fantasia.