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Federica Mogherini eletta Lady Pesc: tra veti e assalti vince il filone anti-russo. Si continua con le nomine stile Ashton

mogC’è qualcosa di davvero significativo nelle scelte degli Alti Rappresentati per la Politica Estera europea, che ci fa sospettare si preferisca non dare troppo spazio e troppo vigore ad un ruolo delicatissimo e che invece dovrebbe essere centrale per lo sviluppo dell’Ue.
Quando venne scelta Catherine Ashton per questo ruolo, nel non troppo lontano 2009, molti si chiesero chi effettivamente fosse questa signora inglese che mai prima si era occupata di politica estera, condizione che sembra quantomeno scontata per essere messa a capo di uno dei più prestigiosi uffici dell’Europa.
Persino la Bbc si espresse in termini piuttosto scettici nei suoi confronti: “sconosciuta in UK, lasciata sola all’estero”, criticando con il solito aplomb inglese il suo modo molto sottotono di condurre la politica estera: “La baronessa Ashton ha fatto di ‘quiet democracy’ il suo motto e il lancio ufficiale del suo European External Action Service (EEAS) modesto lo è stato certamente”.
I risultati di questa scelta – dettata dal fatto che tutti sapevano che quel ruolo sarebbe toccato ad una donna e inglese, scelta da Cameron, amico e promoter politico della Ashton – li abbiamo avuti tutti davanti, ad esempio nella conduzione della politica estera europea durante le primavere arabe, quando mentre il Medio Oriente vedeva la sua più grande speranza naufragare in guerre civili e nuove dittature, l’Ue se ne stava a guardare senza colpo ferire, mentre gli Stati che ne fanno parte hanno condotto politiche spesso in contrapposizione gli uni con gli altri.
Ad una sostanziale anarchia negli scopi e nelle vedute conduce un eletto debole e privo del polso o del prestigio che gli consentirebbero di tracciare davvero un progetto comunitario negli affari esteri, situazione certo vantaggiosa per i “pesi massimi”, Germania e Francia in testa, che in questo modo potranno continuare ad agire fuori dai confini nel modo che credono più opportuno per i loro interessi interni.
Questa linea sembra aver facilitato la nomina della Mogherini, praticamente semi-sconosciuta in Italia prima della sua investitura a Ministro degli Esteri da parte di Matteo Renzi, certamente inesistente sui palcoscenici esteri prima di allora, la quale dopo aver ricoperto vari incarichi all’interno del Pd sotto l’egida prima di Franceschini poi di Bersani, si è ritrovata a ricoprire una delle più impegnative cariche europee in un momento in cui è facile presagire che avremmo avuto più bisogno di un De Gaulle che di una deputata che ha vissuto la sua carriera girando per Commissioni varie più che per Cancellerie diplomatiche.
In effetti le reazioni della stampa estera sono state a dir poco aggressive: Le Monde e il Financial Times hanno definito la sua scelta come “deludente” e “sbagliata”, muovendo critiche che vengono da parte di due orientamenti giornalistici all’opposto, facendo capire come la Mogherini sia osteggiata da un’opinione pubblica europea bipartisan e certamente autorevole.
Ma il nostro ministro ha fatto presto a conquistare la Merkel che, come riportato sul Bild, “è pronta a sostenere l’inesperta politica. In cambio Matteo Renzi deve aiutare Merkel nel suo blocco”.
Blocco che si prepara a fronteggiare una Russia sempre più a ai ferri corti con l’Ue. Un elemento decisivo della nomina è stata infatti la posizione della Mogherini contro Putin, per rassicurare i paesi dell’Est che avevano posto un veto sulla sua figura, a detta loro troppo filo-russa.
Non è questione di essere filo-russi, ma di avere ben chiaro in mente quali sono gli interessi che incidono maggiormente sull’Italia: 2 miliardi di euro andranno persi solo nel nostro paese (6,7 in tutta l’Unione) a causa dell’embargo russo deciso da Putin a seguito delle sanzioni europee votate sotto la pressione degli U.S.A. in uno scenario che sembra sempre di più un brutto déjà vu.
Naturalmente le cifre poco hanno contato rispetto all’ambizione del nostro Presidente del Consiglio di vedere un suo ministro sullo scranno a guida del Pesc, tant’è che ora abbiamo Federica Mogherini a Bruxelles e la piccola e media impresa orto-frutticola italiana sull’orlo del collasso, visto che la maggior parte delle loro esportazioni erano dirette verso Mosca, e un prossimo crollo dei prezzi.
Mentre nuovi fronti si aprono in tutto il mondo, ci si chiede quale sarà la prima mossa del nuovo Alto Rappresentate e quale linee seguirà per risolvere conflitti fuori controllo alle porte dell’Europa, e che rischiano di tirare giù l’intero continente: Isil, Siria, Iraq, migranti e Ucraina sono solo le più vistose conseguenze di una politica estera europea che negli anni è stata assenteista e asservita agli interesse di poche nazioni, piuttosto che leader nel perseguire il benessere comune.

  • massimo scacchi

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