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Centrale Biometano ad Artena: Poca trasparenza, il parere dei medici e una certezza, nessun beneficio per Artena.

riceviamo e pubblichiamo un articolo di Alessandro Coltrè dell’ugi di Colleferro.
Grazie Ale per il tuo prezioso contributo

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La proposta di una centrale per la produzione di biometano ad Artena sta diventando pian piano una discussione di dominio pubblico e mentre il Comune non prende posizione, i cittadini cercano di informarsi per capire cosa vogliono costruire tra i campi della contrada Colubro.

Una baby azienda, nomi particolari e tanti punti interrogativi
A proporre il progetto, sappiamo esser stata un’azienda con sede legale ad Artena, la GREEN PARK S.R.L, società nata il 9 dicembre 2014.
Una piccola e giovane azienda, senza alcuna esperienza, che ha affidato la stesura del progetto e dell’impiantistica a una società di Falciano, località nella Repubblica di San Marino.
Amministratore unico della società è il signor Piero Pierciballi, imprenditore di Artena che detiene il 90% della Green Park mentre il 10% è di Borghini Vittorio Benedetto, dirigente A.M.A. responsabile dei cimiteri capitolini ed ex Colonnello dei Carabinieri.

Studiando il progetto completo, vengono fuori diversi dubbi che vanno presi in considerazione:
La tecnologia proposta punta alla produzione di metano per immissione in rete e compost, utilizzando la frazione organica dei rifiuti urbani (F.O.R.S.U.)
In che quantità?
La centrale è progettata per accogliere 50.000 tonnellate di rifiuti all’anno e ovviamente Artena, da sola non produrrà mai una tale quantità di F.O.R.S.U.
Sorge spontanea un’altra domanda: dove prenderanno i rifiuti?
Per raggiungere 50.000 tonnellate non basterebbero i rifiuti di Artena, Valmontone e Colleferro messi insieme, perciò si potrebbe puntare il dito verso Roma, data la situazione emergenziale in cui versa la Capitale.
Nel progetto, la zona individuata per l’impianto, sembra essere idonea e provvista di buone strade, collegamenti ecc.
I residenti conoscono bene quella zona e sanno che mancano strade asfaltate, servizi fognari e non
c’ è assolutamente ombra di un metanodotto.
L’impianto produrrà anche compost per un totale annuo di 8.000 tonnellate, una quantità un po’ esigua, dovuta al fatto che molto del materiale in entrata sarà adoperato per l’estrazione del metano.
Con queste caratteristiche, questa centrale sottrarrà alla comunità di Artena la possibilità di produrre un compost di qualità e non permetterà di avviare una corretta gestione e riduzione del rifiuto organico.

Il Parere dei Medici, Parola dell’ ISDE

Il 12 Agosto scorso, l’Associazione Internazionale dei Medici per l’Ambiente, l’ISDE ha pubblicato un documento con le linee guida per una corretta gestione dei rifiuti urbani. (http://www.isde.it/pubblicato-il-position-paper-di-isde-italia-sullo-smaltimento-dei-rifiuti-solidi-urbani/)
Il fine ultimo di un corretto trattamento dei rifiuti è la prevenzione della salute- si legge nell’introduzione della pubblicazione -La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente gerarchia:
1. prevenzione; 2. preparazione per il riutilizzo; 3. riciclaggio; 4. recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; 5. smaltimento.

I medici per l’ambiente riportano dunque la normativa europea sui rifiuti che mette al penultimo posto il recupero di energia, come per esempio la produzione di biometano.
Le direttive europee parlano chiaro, ricordandoci che “una corretta gestione dei rifiuti passa per la riduzione, il riutilizzo dei materiali e il riciclaggio, incluso il materiale organico, senza recupero di energia, né il trattamento per ottenere materiali da utilizzare quali combustibili. Il riciclaggio è la prima e prioritaria forma di recupero”.
In parole semplici: occorre prima attivare tutte i procedimenti che portano a ridurre e a riciclare i rifiuti.
Nel concreto, bisogna pensare alla raccolta differenziata porta a porta, favorire il compostaggio domestico e di comunità; in generale è necessario privilegiare il riciclaggio rispetto alla produzione di energia.
Con questo progetto Artena andrebbe nella direzione opposta, puntando tutto sulla digestione anaerobica e la produzione di biometano.
Sul biometano, la posizione dei medici per l’ambiente è decisa:
È evidente come, nell’ambito di un’economia di scala, nel contesto generale della produzione totale dalle varie fonti, l’energia elettrica derivante dall’incenerimento dei rifiuti o dalla possibile combustione di biometano, rappresenti una quota del tutto marginale.
Queste produzioni energetiche non sarebbero sostenibili neanche sul piano economico, se non fossero incentivate attraverso contributi statali.
Rischi per la salute
L’ISDE espone anche le possibili criticità ambientali e sanitarie che si possono avere in impianti del genere.
“la digestione anaerobica può presentare criticità ambientali e sanitarie, largamente legate alla qualità del materiale in ingresso che, qualora non adeguata (in particolare per la presenza di elevate concentrazioni di metalli pesanti e composti organici tossici), può produrre contaminazione del suolo e della catena alimentare ed emissioni inquinanti in atmosfera”.
La F.O.R.S.U. in ingresso, sopratutto se non proveniente da una raccolta differenziata porta a porta, può contenere composti organici clorurati (diossine e PCB 20, 21), pesticidi, ftalati e altre sostanze organiche tossiche e metalli pesanti.
Nessun Beneficio
I cittadini di Artena non riscalderanno le proprie case con il biometano prodotto al Colubro, ne tanto meno otterranno riduzioni in bolletta.
La cosa certa è che ci sarà un unico beneficiario, cioè il privato, a scapito degli interessi della comunità che dovrà subire ogni anno l’arrivo di 50.000 tonnellate di rifiuti.

Alessandro Coltré, Unione Giovani Indipendenti

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