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Mino Massimei intervista Claudio Lolli

2 settembre 2009 visto 1.923 volte Nessun Commento Scritto da jozmile

Lolli_ridDomenica 26 Luglio 2009, durante la Festa dell’ARCI Montefortino 93, si è esibito in concerto Claudio Lolli.

Mino Massimei lo ha intervistato.

Se le strade dei giovani sono disoccupate dai sogni … Intervista a Claudio Lolli

Claudio Lolli ( classe 1950) uno degli ultimi autori della grande stagione della musica d’autore italiana, l’autore di “Borghesia” , “Ho visto anche degli Zingari felici“, di numerose canzoni d’amore tristi e malinconiche e di un tour con il Parto delle nuvole pesanti che ancora oggi resta uno degli ultimi esempi di vitalità della musica in Italia, è anche un professore liceale. Lo abbiamo intervistato all’interno della Festa del Circolo Arci che si è svolta ad Artena nel centro storico in Piazza della resistenza il 26 luglio. E’ da poco uscito il suo ultimo disco “Lovesongs“.
Maestro tentiamo una riflessione sugli ultimi trent’anni, gli anni 70° gli anni 80°, lei ha rimpianti, nostalgie qualcosa che ha scritto o fatto in quegli anni la rimpiange, glielo chiedo visto che è uno sport nazionale dire che ci si era sbagliati forse perché si era giovani?
Fra gli anni settanta e gli ottanta c’è una differenza abissale. Negli anni settanta c’è stata almeno una rivoluzione culturale molto forte, negli anni ottanta c’è stato un riflusso e siamo tornati all’italietta. Io non ho nostalgie, bisogna vivere e lottare nel presente, sono felice di quello che ho scritto, per esempio sull’adolescenza sulla realtà dei suicidi, bisogna raccontare certe cose per quelle che sono senza una visione di comodo, l’adolescenza è il periodo più difficile.
Se penso a Morire di leva (ad un amico siciliano), non credo che si sia riusciti a scrivere di un suicidio con un registro linguistico così crudo, realistico..
Era un ragazzo siciliano che ascoltava i miei dischi, noi avevamo e abbiamo in Italia un numero molto alto di suicidi è il sistema che produce questo disagio.
Senta Maestro secondo lei quali sono le differenza fra il periodo dei settanta che abbiamo descritto come un momento di apertura e oggi soprattutto fra i giovani?
Secondo me c’era molto curiosità di essere nel mondo, di contare qualcosa, senso di rifiuto dell’autorità una grande voglia di conoscenza, apprezzavamo l’autorevolezza delle persone, vedi se c’era un professore incapace , magari di destra passavamo le notti a studiare per fregarlo, i giovani si identificavano come una collettività volevano rovesciare l’italietta perbenista, i giovani di oggi sono atomizzati , i giovani migliori cercano di salvarsi la vita.
E’ lo stesso concetto che ho sentito dire a Goffredo Fofi….
E’ un caro amico e si è vero lo dice anche lui. Ma pensa ai libri, pensa al giovane Holden per esempio. Che cosa rappresenta? Un giovane disadattato. Quando io lo davo da leggere molti anni fa c’era un senso comune che ti permetteva di vederlo come un tuo simile o comunque faceva parte del paesaggio, oggi questo senso comune si è perso. Oggi se lo do da leggere ,il ragazzo che lo legge, non lo capisce considera il protagonista solo uno sfigato qualsiasi a cui non rivolgerebbe nemmeno la parola. Ma la norma non rende felici , i giovani di oggi si rendono conto alla fine della giostra della fregatura che stanno prendendo dalla società e questo non li rende felici e poi continuo a ricordarlo la percentuale di suicidi fra i giovani è altissima.
Mi parla un po’ del rapporto con i suoi collegi cantautori , qualche ricordo di De Andrè magari..
De Andrè lo incontrai parecchie volte ma non eravamo amici. Io ero uno che ascoltava i suoi dischi e dovevo nasconderli a casa perché se li trovava mia madre erano guai. Dentro c’erano le parolaccie e allora non si potevano ascoltare. Il mio rapporto più stretto è con Francesco Guccini da cui sono legato da un grande affetto e da una grande amicizia.
Un’altra cosa: sembra quasi che lei e Battiato vi siate messi d’accordo, prima esce Fleurs 2 e poi Lovesongs due album che parlano d’amore. Siete arrivati ad una riflessione comune oppure è un caso?
No, è assolutamente un caso, non ho ancora ascoltato l’album di Battiato, vede c’erano queste canzoni d’amore che non erano passate, la qualità era buona e abbiamo pensato a come presentarle, rifare La giacca e metterla in questa opera rende anche l’opera immune da una interpretazione di disco d’amore dolce e smielato come dici tu e sono contento che alcuni critici ma anche tu lo abbia capito.
“Quello lì( compagno Gramsci)“, del 1973, racconta le vicende di Antonio Gramsci ancora studente a Torino, viste con gli occhi di un suo vicino di casa. Come nacque l’idea di scrivere una canzone su Gramsci?
Sai, eravamo giovani e poi credo che sia stato molto intelligente portare allora la visione di un avversario di classe che guarda questo giovane studente, pensa oggi all’Italia leghista e a come quel provincialismo sia tornato, probabilmente quella canzone è molto più attuale oggi di ieri.
Maestro da dove ricominciamo?
Bisogna ripartire dal confronto culturale, dal conflitto culturale, questa è l’unica cosa che ci salverà.

Mino Massimei

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