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500 Ed Altri Sacrifici Per Amor Di Patria, Anche La Nostra

Il 2014 sarà l’anno delle partite cruciali dove il Ministero sfiderà il resto (o le rovine) del mondo culturale, mentre Artena sarà chiamata a risorgere dal collasso e a dare risultati ai cittadini

 

Il burrascoso anno 2013 sta giungendo al termine nel segno dell’insicurezza e del timore verso un futuro non del tutto chiaro ma se da una parte percepiamo l’infinita bagarre politica dei palazzi del potere, dall’altra possiamo crogiolarci nella tranquillità espressa del Ministero dei beni culturali e del turismo in vista dell’anno venturo.

Nell’anno corrente la cultura italiana ha incassato colpi bassi come non mai e si è ritrovata ad affrontare uno dei periodi di massima crisi istituzionale, addolcita almeno in parte, dalla bella e cospicua presenza della Biennale di Venezia, terminata lo scorso novembre. L’intero apparato del Mibact guidato da Massimo Bray, ha tentato in tutti i modi di ricorrere ad uno scudo protettivo dietro il quale nascondersi e ripararsi dal passaggio della tempesta, impersonata dalla crisi economica. La tattica dell’immobilismo e del non facciamoci male si è rivelata oggettivamente compromessa da una serie di eventi catastrofici che come conseguenza hanno portato ad una inevitabile ripresa delle attività.

Andando per diacronia, il primo scossone sociale ma anche mediatico è giunto dalle terre di mezzo attraverso l’appello lanciato da patron Tod’s ( Diego Della Valle) intento ad elargire una donazione spontanea in favore di uno tra i più imponenti e belli dei monumenti storici mondiali, ossia l’anfiteatro Flavio, alias Colosseo. Ovviamente si sa, che in uno Stato accentratore come il nostro, sentir parlare di privatizzazioni e cessioni partecipate è come pensar male o addirittura attentare alla costituzione e per questo possiamo già immaginare come sia finita. L’imprenditore marchigiano, si è ritrovato nel giro di poche ore, a spaccare il paese in due, in cui una parte avrebbe accettato di buon grado la donazione dei 25 milioni di euro, mentre la maggior parte del paese gridava allo scandalo, inveendo contro i mefitici progetti economici del tiranno Diego.

Se pur con il passare del tempo la notizia in Italia è scivolata via, nel resto del mondo la voce si è sparsa arrivando fino nell’estremo Oriente. Parallelamente al braccio di ferro tra Italia e Europa in tema di aiuti economici alla cultura nostrana, la Korea preparava un piano di offerta senza precedenti in favore del Colosseo. E’ qui che la tipica italianità è saltata fuori, con diversi ministri e addetti ai lavori, uno dietro l’altro, a strizzare l’occhio all’investitore straniero. Poco se ne è parlato ma l’offerta Koreana, se pur più pesante, prevedeva una serie di agevolazioni e privilegi a loro favore che nel giro di pochi anni avrebbero tolto persino la paternità del monumento a Vespasiano. Per fortuna anche qui la situazione è incappata in una brusca battuta di arresto e Bray inizialmente ha rimandato la discussione al 2014, in modo da non azzardare manovre irreversibili. Ma è nel mese di settembre che la situazione ha avuto un cambio di tendenza, con il Ministero chiamato a dare risposte a breve termine. Forte di questa urgenza, ha aperto le porte all’offerta di Diego della Valle che garantirà la fine dei restauri per l’anno 2016.

L’ offerta di Della Valle, se pur accantonata per 3 anni, ha avuto il merito di portare all’attenzione dei media lo stato fatiscente e pericolante dei beni culturali italiani che oltre ad un corposo intervento economico mostrano lacune e incompetenze ai vertici della gestione. A dar riscontro alle sue parole, sfortunatamente ci ha pensato l’antico sito di Pompei, incenerito nel 79 d.c. e giunto a noi in condizioni a dir poco eccellenti. Nel giro di un mese l’area archeologica è stata interessata da diversi crolli, dovuti ad una serie di fattori che oggi ne stanno condizionando l’esistenza. L’assenza di personale, la cattiva gestione politico-clientelare e i finti interventi di restauro hanno accellerato il processo di decomposizione delle intere strutture di Pompei, forzate anche da un pessimo maltempo.

-Qui si che un Della Valle servirebbe!- esclamò qualcuno, ma a quanto pare l’Europa, impietosita per l’ennesima volta dall’incapacità nostrana, ha avviato le pratiche per la destinazione di ulteriori fondi per l’area archeologica ai piedi del Vesuvio che ora inizia a mostrare un forte senso di invidia nei confronti dei cugini americani che gestiscono la solida e funzionante Ercolano. Ad oggi niente di nuovo che faccia ben sperare ma per lo meno sono cambiate le cariche alla guida di Pompei che promettono un futuro rivoluzionario e roseo per la stessa. Le sorti sono state affidate al Generale dei carabinieri Giovanni Nistri, ex capo del nucleo di tutela dei beni culturali e del dirigente del ministero Fabrizio Magani. Sarà dunque un carabiniere il nuovo direttore generale del sito archeologico e sarà affiancato da un archeologo, direttore generale del Mibact, responsabile del recupero del centro storico de l’Aquila dopo il terremoto del 2009.

Altra nota dolente giunge dalla situazione dei musei italiani, divenuti ingestibili e particolarmente poveri sul piano economico e dei visitatori. Nonostante possiamo vantare qualche istituzione museale tra le più visitate al mondo (non più tra i primi 20 musei purtroppo) l’apparato statale non permette loro di vivere di sussistenza e come ogni società degna di incassi, le loro casse vengono spolpate e azzerate dal Ministero del Tesoro. Ma guai a parlare di modello Louvre se non si vuol finire per attentare alla costituzione.

Nemmeno a parlare del Museo civico-archeologico R. Lambrechts di Artena invalicabile almeno dal 2009, cioè dall’inaugurazione, e che dopo quasi 5 anni registra ahimè zero visitatori, tolti coloro che ci sono capitati per sbaglio. Qui le banali e indicibili bugie espresse dalla passata amministrazione hanno prodotto un groviglio di scuse e scarica barali senza precedenti e tutto questo per non aggiungere alle spese comunali lo stipendio di un direttore, non istituzionale, di museo. Senza un minimo di vergogna e rispetto è stato messo al bando colui che più di tutti si era interessato all’apertura del museo, oggi direttore a Monte Porzio Catone e Terracina , arrivando anche a mettere in dubbio la sua professionalità quando bastava dire semplicemente che le nuove direttive ministeriali ( su tutte quella del 18 giugno 2013, circolare numero 30) non collidono con un suo nuovo incarico. Il problema palesemente sta nella non volontà di aggiungere prestigio e qualità alla società artenese, abbindolata con un’inaugurazione farlocca e una gestione totalmente assente.

Nonostante lo stato accentratore ponga sempre dei limiti alla gestione delle Cose pubbliche, in questo caso, tramite l’attuazione del Codice dei Beni Culturali avrebbe messo a disposizione di Associazioni Culturali e personale autonomo scientifico, gli strumenti necessari ad una prima e graduale gestione del museo a costo zero, affidandolo così a numerose persone organizzate, capaci di valorizzare a pieno l’intero sistema museale di Artena, anche attraverso un filo diretto con l’area archeologica di Piano della Civita. L’amministrazione magari si sarebbe ricoperta di allori senza muovere un dito e soprattutto senza affossare e bistrattare l’intera struttura culturale del nostro territorio.

Ad esempio in questi giorni è nata la volontà, in linea con le proposte ministeriali, di aprire il museo nel pomeriggio di Natale attraverso l’impegno dell’associazione culturale artenaonline e il Gruppo Archeologico di Artena ma le richieste giacciono sulle scrivanie di un Commissario prefettizio, in ferie già da alcuni giorni e reperibile soltanto in caso di necessità o meglio, di estrema importanza; senza poi aggiungere l’assenza del segretario comunale, a quanto pare indispensabile per la discussione di tale iniziativa. L’unica risposta è giunta dal vice commissario che lamentando una palese assenza del personale comunale, ha mostrato comunque interesse per l’iniziativa ma ovviamente nessuna autorizzazione a procedere. Morale della favola, l’apertura del museo non è una priorità bensì si conferma come una rogna del tutto da evitare, non oggi ma da anni a questa parte. Le richieste riguardano i giorni del 25 e 28 dicembre e del 6 gennaio. Naturalmente continueremo a presentare richieste, auspicando una presa di responsabilità da parte dei dipendenti comunali (e non dei commissari) che a mio avviso potrebbero sentirsi parte integrante dell’istituzione museale, anche solo per pochi giorni, in modo da attuare quel processo di tutela e valorizzazione che proprio dai loro stessi uffici dovrebbe nascere.

Tornando ai capitani della cultura nazionale, non possiamo che citare l’ultima gatta da pelare in voga questi giorni. Il ministero ha lanciato il bando per un concorso riguardante 500 giovani stagisti, inserito nel più ampio decreto “valore cultura”. Attorno l’iniziativa non mancano le polemiche, soprattutto per le modalità su cui è stato strutturato lo stage. La prima nota negativa sta nel compenso offerto alle figure professionali prese in considerazione, circa 420 euro mensili, per non parlare delle 30 ore settimanali. In merito la Confederazione Italiana degli Archeologi (CIA) ha risposto al ministero con una provocazione dal titolo “500 schiavi” e a torto o ragione hanno bocciato l’utilità dell’intero progetto. Questo perché, la cruda selezione, interessa soltanto i laureati con il massimo dei voti a cui spetta l’onere di digitalizzare l’immenso patrimonio culturale italiano. Inutile provare a ragionare su un bando in cui i tre elementi centrali, ossia compenso, ore di lavoro, e voto di laurea non combaciano, per coerenza di merito, tra di loro. Ad aumentare il disordine poi si è inserito Letta, che da buon politicante aveva calmato subito gli animi promettendo uno stage duro ma seguito da assunzioni, salvo poi ritrattare sulla menzogna, spinto anche da un più realista come Bray.

Per chi fosse interessato il bando è consultabile e scaricabile dal sito del MIBACT,  http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/index.html#&panel1-1 , ma è evidente che la contrattazione per dare dignità e vero valore a questo concorso risulta essere ancora lunga ma del tutto obbligata.

Alla luce dei fatti, questo è stato un anno particolarmente difficile, in cui le istituzioni sono state chiamate a dare delle risposte concrete a tutta la popolazione ma per ora quello che ci risulta, sono soltanto punti programmatici da avviare e falsi eroi a cui affidarsi e sperare. Il 2014 agirà da giudizio universale in cui, almeno per una volta, al tavolo degli imputati siederanno istituzioni e singole persone, chiamate a testimoniare la loro responsabilità a danno, e chi lo sa, magari a beneficio della comunità tutta.

Considerando che ad Artena, molto probabilmente il 25 maggio prossimo, si svolgeranno le elezioni amministrative, sarebbe opportuno iniziare già da oggi a dar maggior peso alla situazione del nostro paese, magari interagendo, attraverso un pressing costruttivo, con quelle persone che tra qualche mese proporranno la loro squadra agli elettori; questo aumenterà il confronto e il livello di partecipazione dei cittadini, a cui spetterà una piena centralità nella vita amministrativa.

  • jozmile

    Innanzitutto voglio fare i miei complimenti al dott. Candela per l’articolo!
    Credo comunque sia molto grave il fatto che una iniziativa promossa da cittadini sia completamente ignorata in questo modo, sia da parte di chi deve amministrarci, sia dai dipendenti comunali. Quello che vorrei, da cittadino, è che le nuove amministrazioni riescano a fornire un servizio migliore, passando anche per una ottimizzazione degli uffici comunali. Siamo nel 2014 signori miei…

  • Benny

    molto probabilmente con le elezioni qualcuno farà la sua giocata e tirerà fuori l’argomento, ma secondo me poi tutto andrà a morire come la maggior parte delle promesse elettorali ;)

  • Vito Notarfonso

    Tutta questa storia racchiude il detto ” Poche idee e ben confuse e se non ci sono idee la confusione regna sovrana”

    L’estate scorsa ho incontrato a Piana Civita il Prof. Jan Gadeyne che da diversi anni dirige gli scavi ad Artena con gli studenti della Temple University e mentre andavo nell’area degli scavi ho incontrato di tutto : immondizia,chi nudo prendeva il sole,pecora morta in putrefazione,sterpaglie alte quasi due metri,panchine divelte,strutture fatiscenti.

    Secondo voi chi si sarebbe dovuto preoccupare della gestione del museo non era lo stesso che si sarebbe dovuto occupare della decenza del sito archeologico?

    La matematica non è un opinione e due più due sempre quattro fa ….almeno cosi sembra.

    E’ chiaro che le promesse elettorali ci saranno ma sarebbe ancora più grave se non ci fossero.

    Vi invito a leggere il resoconto della campagna di scavi del 2012 che da sola avrebbe meritato un convegno anche ad Artena.

    http://www.fastionline.org/micro_view.php?fst_cd=AIAC_22&curcol=sea_cd-AIAC_4769

    Ma per Piana Civita non erano stati stanziati circa 700mila euro?Che fine hanno fatto?

  • Cherno

    @Vito Notarfonso: Alla domanda…
    “Secondo voi chi si sarebbe dovuto preoccupare della gestione del museo non era lo stesso che si sarebbe dovuto occupare della decenza del sito archeologico?”….
    la risposta è no, o meglio, almeno in parte. L’area archeologica di Piana Civita è posta giuridicamente sotto il controllo del Comune per cui il direttore di un museo civico può agire da responsabile scientifico ma non da assessore. Il decoro, la pulizia e la messa in sicurezza sono responsabilità di un’amministrazione attenta e interessata alle dinamiche culturali del proprio territorio, nonché dipendono dal rapporto tra soprintendenza, Comune e Temple University in questo caso. La pecora morta e le sterpaglie sono figlie di un’evidente abbandono sociale/istituzionale e tutto questo accade quando un determinato luogo non lo si vive o non ci sono le condizioni necessarie per farlo.
    Se vogliamo essere critici demolitori facciamolo in modo sensato e senza prendercela con le persone in cerca di tintarella (il primo passo per valorizzare un luogo e portarci le persone) ma soprattutto informiamoci su dove finiscono le competenze scientifiche e iniziano quelle amministrative.
    La totale assenza di un assessorato alla cultura e l’indifferenza di un’intera classe dirigente hanno portato prima Piana Civita, poi il museo, al massimo del degrado, oltrepassando i limiti dell’accettabile.
    Inoltre i mancati convegni non fanno altro che rispecchiare tutto questo, sottolineando anche l’autonomia di chi dirige gli scavi e la scarsa volontà di coinvolgere i cittadini.
    Probabilmente sarò contestato ma spero vivamente per gli anni a seguire di poter vedere tra le rovine di Piana Civita un’università italiana, con docenti e studenti presenti in gran numero, pronti a dare la giusta e dovuta valorizzazione a questi luoghi abbandonati a se stessi.
    Per concludere, sui 700’000 euro, la domanda va fatta all’ufficio cultura e di sicuro non mancheremo nel porgerla a quelle persone dell’ex amministrazione che si ricandideranno per le prossime elezioni.

  • adele la shekkia

    questo disqus ha rotto ogni volte devo scrivere il commento 2 volte perchè non parte mai.

    complimenti a matteo per l’ attenta analisi anche delle cifre che ha fatto.

    quanto al museo sarà sicuramente oggetto in campagna elettorale , più o meno falsamente, di grandi promesse.

    io invece, come ebbi a scrivere altre volte, credo che se c’è un gruppo di giovani motivati e di buona volontà debbono loro presentare ai candidati un progetto di gestione di tutta l’ area del granaio. Proporre l’ apertura di un caffe, la gestione della biblioteca, la realizzazione di un punto d’ incontro per un aperitivo, di un gazebo all’ aperto, di una sala per i compleanni, della sala consigliare per i matrimoni civili e per quanto permesso dalla legge del museo.

    solo così potrà essere aperto per 7 gironi a settimana e divebtare un centro di aggregazione culturale e sociale.

    altrimenti resterà quel che è oggi un angolo buio al centro di artena dove 4 pischelli si nascondono per fumare.

    un abbraccio circolare

  • Vito Notarfonso

    Quando mi riferivo alla gestione non intendevo riferirmi alla figura del direttore del museo bensi a coloro che nel termine di gestione avevano anche nominato un direttore e quindi ritorniamo al medesimo soggetto ossia ad una amministrazione comunale che attraverso deleghe e assessorati vari avrebbe dovuto agire per preservare al meglio o , se si vuole al meno peggio ,un’area che fosse tenuta in modo decoroso e non lasciata al totale abbandono.
    In merito ad altri fatti e chiusure nel periodo di Natale segnalo che per la prima volta ad Artena anche un luogo sacro e caro a tantissime persone ( mi riferisco al cimitero ) è rimasto chiuso.
    Sono andato forse fuori tema ma anche questo è sintomo preoccupante di perdita di valori sociali.
    Quando muore la cultura siamo prossimi all’invasione dei nuovi barbari

  • jozmile

    @adelelashekkia:disqus, per quanto riguarda Disqus, ogni volta che inserisce un commento deve avere qualche minuto di pazienza prima di vederlo pubblicato, infatti sulla piattaforma sono presenti entrambi i suoi commenti, uno è nella coda di spam.

    Dare in gestione ai privati l’area museale e la biblioteca potrebbe essere una soluzione. Non so però se i locali sarebbero compatibili con la realizzazione di un caffè. Credo però che non sia affatto una cattiva idea… anzi…

  • jozmile

    @vitonotarfonso:disqus le rispondo su due fronti.
    1) Riguardo l’area archeologica di Piano della Civita, gli errori imputabili alle amministrazioni passate coprono un’area temporale molto vasta. Responsabilità grave degli ultimi anni è l’abbandono totale delle strutture realizzate in passato. Responsabilità gravi del passato riguardano i progetti realizzati, che anche a detta di chi ha lavorato e lavora negli scavi hanno avuto un impatto devastante sui reperti archeologici a fronte di costi rilevanti. Inoltre non si è minimanente pensato a strutture che potessero essere sostenibili sia in termini di costi di gestione che di visibilità ad eventuali visitatori.

    2)Le do pienamente ragione sulla gravità di un Comune che chiude per ferie. Deve essere garantito un servizio minimo. Responsabilità di singoli o mancanza di personale? Anche questa sarà una domanda per i futuri candidati sindaco.

  • Imperioli Diamante Marco

    Benny : Magari lo tirassero fuori in campagna elettorale!!! Penso che la gestione del museo è una di quelle cose di cui,come artenesi, non dovremmo andarcene fieri. Se qualcuno ne vorrà parlare in campagna elettorale sarò pronto ad ascoltarlo, ma non mi limiterò a fare solamente questo:chiederei,come sottolinea @elisa,come pensa di agire, dove pensa di reperire le risorse, come pensa di gestirlo e quali saranno le attività che le gireranno intorno. Solo dopo aver ascoltato me ne farò un’idea. Credo inoltre,visto i precedenti, che le “solite promesse elettorali” siamo in grado di smascherarle! :)