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Bassa reattività un cazzo !

Riceviamo e Pubblichiamo questo articolo degli amici dell’arci sulla manifestazione del 29 Novembre a cui abbiamo aderito con piacere.
Una dichiarazione di guerra a chi crede che la nostra collettività possa accettare sommessamente chi decide deliberatamente di ingrassare le proprie casse con la salute dei cittadini, un titolo senza rispetto che punta il dito contro chi rispetto non merita affatto.

(Per correttezza il titolo è nostro l’articolo è di Mino)

Colleferro 29/11/2014, corteo contro Il T.M.B. (trattamento meccanico biologico a caldo) l’ennesimo impianto che serve a tenere in vita il circolo vizioso del peggior ciclo dei rifiuti che un territorio può avere: discarica ­ impianto di TMB per le balle di C. D. R. (combustibile da rifiuti)­ inceneritori, scarsa raccolta differenziata. Sicuramente una grande partecipazione visto il tempo e la data prescelta.

Valle del Sacco poi, per le Questure, i politicanti da quattro soldi del nostro comprensorio ha sempre significato territorio a bassa reattività sociale. Dal percorso avviato anni fa nel Liceo Marconi, fino alla manifestazione “6 uno zero” di qualche anno fa questa affermazione ormai è contraddetta dai fatti. Famiglie intere, attivisti, associazioni, un pezzo di mondo politico della Valle sta invertendo questa teoria.

Al centro l’ UGI (Unione giovani indipendenti) associazione con sede a Colleferro con una forte componente giovanile, età media sotto i trent’anni.

Se si scorrono gli ultimi venti anni della Valle del Sacco e del suo epicentro, la città di Colleferro, non si può che fare i conti con una deriva cieca e distruttiva: crisi dell’ industria, scoperta degli sversamenti illegali delle aziende storiche , processi(spesso senza colpevoli), bonifiche mancate da parte delle aziende. E poi il miraggio di risolvere tutto con “l’economia della monnezza”. Salvare carriere politiche, creare qualche posto di lavoro(pochi), muovere soldi e quindi nuovo potere.

La fotografia di questo processo ce la fa Mario Sanna (giornalista di Rai news 24) intervenuto nel 2009 in un convegno a Colleferro: “ Nel corso dei decenni si è perpetrato un avvelenamento costante e senza scrupoli di tutto il territorio di Colleferro e della Valle del fiume Sacco.” e poi ancora continua” gli scarti della produzione industriale bellica altamente tossici sono stati interrati nei territori circostanti la città. Ma il quadro della morte continua con il “Se mescola…..se brucia ….punto”, dell’intercettazione di uno dei tecnici dell’inceneritore di Colleferro. Già, gli inceneritori di Colleferro, veri impianti della morte con le loro polveri sottili o meno, sia se bruciano le balle di C. D. R. a normab(bruciare i rifiuti, il più grande spreco di risorse del secolo) sia se bruciano copertoni, materiale tossico per i clan del casertano.

Allora, ora torniamo al corteo del 29/11. La partecipazione dei cittadini artenesi non è stata certamente alta, ma in proporzione nemmeno da sottovalutare. Le persone informate comunque sono un numero crescente e questo ormai è un dato di fatto. In un precedente articolo su questo giornale seguito da altre sollecitazioni avevamo chiesto all’amministrazione di questa città di prendere una posizione precisa sul TMB. Non abbiamo avuto risposta. Ripetiamo, che la strada maestra, non può che essere l’avvio della raccolta differenziata porta a porta su tutto il territorio, l’utilizzo di compostiere cittadine, installazione di contenitori per la raccolta dell’ olio esausto. Se iniziamo ad avere risposte certe bene, altrimenti Artena non può che essere alla stregua di un comune come Colleferro responsabile dello scempio ambientale del nostro comprensorio e dell’aumento del 79% dei ricoveri per malattie respiratorie dopo l’attivazione degli inceneritori (dati Eras).

Questo articolo è dedicato a Ninetta, Silvia e Giuseppina che 14 anni fa alle 5 del mattino tentarono ­ armate di quello che avevano ­ di bloccare la costruzione degli inceneritori.

Mino Massimei


Foto manifestazione 2

 

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Circolo ARCI “ Montefortino 93”