Riceviamo e pubblichiamo: Antonio Borrelli scrive sulla Via latina, il parco archeologico di Artena, la cementificazione e la lettera di Quilici al Procuratore della Repubblica.
Di Artena e dello straordinario e prospero futuro che l’attende
di Antonio Borrelli
Il 2013 e il 2014 saranno anni rivoluzionari, nel senso astronomico
del vocabolo, cioè passeremo da un vecchio mondo ad uno nuovo, e
gli eventi saranno tali da influenzare la scienza, l’arte, la musica, il
pensiero, le abitudini, i gusti, la mentalità, …, per i prossimi 50 anni.
Con questa convinzione in premessa, cerco di capire come mai un Comune
come quello di Artena non riesca a promuovere le proprie caratteristiche e
peculiarità, ovvero quelle di un centro turistico, artistico ed archeologico di
valore assoluto e di interesse internazionale.
Il mio piano di conoscenza si sviluppa su tre punti e appuntamenti:
1) Le “interviste per strada” alla gente comune e ai notabili del posto;
2) Le visite ai luoghi della cementificazione famelica e selvaggia, che
subito è apparso come il primo problema della realtà del comune di
Artena popolato da circa 14.500 abitanti, dove pare non sappiano
fare e pensare ad altro;
3) L’VIII Conferenza “Artena nell’antichità” organizzata dal
Gruppo Archeologico di Artena, patrocinata dal Comune, dalla
Soprintendenza archeologica del Lazio, dalla Regione, dalla
Provincia e dalla Comunità Montana (questi ultimi sono quegli Enti
inutili che un po’ tutti ci auguriamo presto siano soppressi), tenutasi
domenica mattina 30 giugno scorso presso la Sala Consiliare del
Comune di Artena nell’ex Granaio Borghese, alla presenza, tra i
molti altri, di una bella Signora della storica famiglia Borghese.
Fuor da moralismi etici e idee prevenute, attesa la premessa e ben sapendo
che la gente di qualunque livello e/o pubblica responsabilità, è portata a
gettare a terra una cartaccia lì dove è già presente immondizia, mentre
ci pensa su due volte a farlo lì dove è pulito; in considerazione dunque
che è il paese Italia a doversi dare aria di pulito e senso civico, prima di
poterlo pretendere e affermare dalle e nelle amministrazioni locali, io mi
avvio su questo sentiero della conoscenza, libero dal conosciuto e senza
tenere conto dei veleni che la gente mi ha saputo così bene manifestare
in ordine ai da Loro nominati potentati locali e agli intrecci di potere e
di interesse tra gli stessi, ma certo una cosa appare subito da correggere,
ed è quella che non sarà più possibile cementificare indiscriminatamente
ovunque possibile e ad ogni costo. Che ognuno, dunque, debba fare su
questo un passo indietro è cosa necessaria alla coesione sociale, specie in
un’economia che si annuncia come in tempo di guerra, e per favorire lo
sviluppo della città di Artena, cogliendo quelle che sono ed attengono alle
potenzialità turistiche e di riqualificazione del prezioso centro storico e del
territorio.
Vista però l’acredine con cui la gente manifesta la propria indignazione e
rassegnazione, salvo vantare per sé titoli di credito e diritti di intervenire
in proprio “così come fan tutti” per tramite di concessioni delle consorterie
partitocratiche, che qui sono però espressione di famiglie rappresentate in
Comune, dove vige la regola del “chi c’ha la polvere, spara”, così come
mi è stata rappresentata da un vecchietto che strofinando indice e pollice,
ad indicare i soldi, mi riassumeva così l’andazzo di sempre, ma ecco, sarà
bene e meglio che “chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto”, salvo in
prima persona ognuno, trovandosi nelle maglie della Giustizia, sappia in
quella Sede difendersi, ma certo è che nulla sarà come prima, ad Artena
come ovunque altrove, ed è dunque bene che ognuno sappia farsi bene i
propri conti e tarare il resto della propria esistenza secondo nuovi modus
operandi e un’altra economia possibile.
Desidero dunque prepararmi alla Conferenza “Artena nell’antichità”,
dove il dr. Massimiliano Valenti sarà godibilissimo relatore con immagini
de’ “Le terracotte architettoniche dell’abitato del Piano della Civita” e il
prof. Lorenzo Quilici su “Tecniche e Infrastrutture nella costruzione delle
strade del mondo romano”, anche lui mirabile e affascinante relatore con
immagini delle strade della romanità a partire dal V secolo a.C..
Dal prof. Quilici, che è cittadino onorario di Artena, mi attendo una
qualche sottolineatura della Via Latina, sepolta ad Artena da una poderosa
colata di cemento di uno scempio edilizio ad alta cubatura in pieno centro
cittadino, che prevede 5 edifici ad uso abitativo più uno da adibire ad
albergo, anche qui senza che sia dato capire quali infrastrutture per
la mobilità e quali servizi pubblici essenziali siano stati efficacemente
previsti, ammesso che questo scempio abbia possibilità di vedere termine
e luce e che i promotori sappiano vendere quel che ad oggi il mercato
dichiara invendibile.
Del resto il prof. Quilici rappresenta la propria indignazione al Procuratore
della Repubblica di Velletri già il 18 aprile 2011, che qui riporto
integralmente: “””…..Mi sono recato a vedere il monumento, del quale
certo Lei sarà stato informato, ma mi preme fornirLe alcune notizie che
ritengo utili per la tutela dello stesso.
Che il percorso della via Latina corresse interrato davanti ad Artena è ben
noto, essendo stato segnalato fin da S. Serangeli nel Settecento, che portò
da qui, a Palazzo Borghese nella cittadina, il miliario XXVII, tuttora ivi
esistente (Memorie storiche di Montefortino, I, Artena 1706, p. 23-26).
Oltre che da altri studiosi, il percorso e il rinvenimento del miliario furono
ribaditi da Th. Ashby e G.J. Pfeiffer ….
Studiando il territorio di Artena e redigendone la Carta archeologica,
percorso e miliario furono ancora descritti da me (La Civita di Artena,
Roma 1982, pp. 109, 114-127, 168 e tav.CIX) e, soprattutto in seguito al
rinvenimento di un altro tratto della via a Valle S. Stefano (La via Latina e
l’organizzazione del territorio attorno alla Civita di Artena, in
Communautés indigènes et romanisation, Actes du Colloque International,
Institut Histoique Belge de Rome, Études XXIX, Bruxelles-Rome 1991,
pp. 195-216).
Riconobbi in questa ultima occasione come la via, lastricata in calcare
invece che in basalto, come risultava normalmente, appartenesse in questo
tratto a un rettifilo facente parte della centuriazione romana di fine IV
o inizio del III secolo a.C., pertinente alla città romana della Civita di
Artena, ricalcata poi dalla ristrutturazione che fu condotta della via Latina
nello stesso III secolo.
Il percorso della via Latina antica ai piedi del vecchio centro di ArtenaMontefortino era costituito, nell’ambito di questa centuriazione, da un
rettifilo di 6 km, che andava dal Ponte di Valle Pera per Valle S. Stefano,
le Valli, la Pozzanica e S. Nicola. Il tratto era lastricato in calcare, largo
4,2 m, con marciapiedi in breccia sui lati.
L’attuale rinvenimento avvenuto ad Artena conferma le acquisizioni
brevemente sopra richiamate:
della via resta evidente circa metà del lastricato con il marciapiede sulla
destra; le fondazioni in cemento della costruzione qui oggi realizzata in
parte si sovrappongono e in parte trinciano il monumento. Evidentemente
la via prosegue o proseguiva sotto gli edifici attualmente in costruzione
anche oltre il lotto in questione, edifici che si sono aggiunti in parte a
distruggerla. Proprio da questo tratto proviene il miliario XXVII, già
ricordato.
Confidando che possa risultare utile alla tutela e alla valorizzazione della
strada antica questa mia nota, Le rivolgo i migliori saluti””
Mi si rappresentano molte altre situazioni “scandalose” che attengono alla
famelica volontà di edificare presente nel Comune di Artena, ahinoi un po’
come ovunque e recentemente a Roma, a Tor Pagnotta 2, dove Francesco
Gaetano Caltagirone ha pensato e realizzato un dormitorio per 20 mila
nuovi abitanti ignorando, tra le altre essenziali cose, una torre medievale
del XII secolo in scaglie di selce, qualcuno di marmo e bozze di tufo,
riportata in molte carte storiche.
Mi si dice di una meraviglia della natura sulle alture di Artena dove c’è
un parco archeologico, è il caso di dire profanato da cave che sempre
più stravolgono l’assetto paesaggistico , ed immagino idrogeologico del
territorio
Mentre si continuano a saturare spazi in nome di un piano di lottizzazione
chiaramente scellerato, una parte del patrimonio archeologico che
quest’area possedeva, viene abbandonato, relegato ad un ruolo più che
marginale. Nonostante la mobilitazione di associazioni locali, Assemblee,
appelli e lettere indirizzate alla Soprintendenza per i Beni Architettonici
e Paesaggistici e agli uffici istituzionali competenti senza alcuna
conseguenza, a quel che si vede, senza contare quel che non si vede più,
perché fagocitato dal nuovo cemento.
Il prof. Quilici, da persona a modo qual è, ha deciso nell’occasione della
Conferenza di non fare menzione della Via Latina, ed allora ho avuto
io stesso un moto spontaneo per “vociare” in quel contesto, esprimendo
tutto il mio disappunto per quel che mi è stato dato modo di vedere e
sapere, e che mi ha stretto alla gola, come se, alla vista dello scempio di
Valle Fini, del fantomatico “Progetto infrastrutturale Valle Fini”, che ha
viste interessate nel tempo diverse amministrazioni comunali, si fosse
insediata ad Artena una cultura del fare che ricorda e fa venire in mente la
CAMORRA, che in ogni caso è proprio ciò che bisogna evitare, ovvero
che si generi terreno fertile per infiltrazioni camorristiche, alle quali i
troppi punti slot e scommesse presenti nel Comune di Artena lasciano pure
pensare.
Pier Paolo Pasolini nel 1974 diceva a proposito della Via Latina qui e là
affiorante:
“Un selciato sconnesso e antico è un’umile cosa, non si può nemmeno
confrontare con certe opere d’arte, d’autore, stupende, della tradizione
italiana. Eppure io penso che questa stradina da niente, così ume, sia da
difendere con lo stesso accanimento, con la stessa buona volontà, con lo
stesso rigore, con cui si difende l’opera d’arte di un grande autore. (…)
Nessuno si rende conto che quello che va difeso è proprio questo passato
anonimo, questo passato senza nome, questo passato popolare.”
Non è dunque solo questione di archeologia inghiottita dal cemento
oppure lasciata nel più completo abbandono nell’unico angolo nel quale
non è stato ancora possibile costruire nuove cubature, ma di capire che
da questo passa il rispetto della cittadinanza e del suo diritto di vedere
tutelata la ricchezza che ha in comune con il proprio prossimo, la memoria
che sola può costituire il futuro, poiché, appunto, non c’è futuro senza
memoria, ….tralasciando qui le considerazioni di quel che il paese Italia
ha da fare per valorizzare se stessa ed uscire dalle paludi melmose nelle
quali è precipitata, nonostante si sia così ricchi di tesori che il mondo
intero ci invidia. Ed ecco che forse c’è unicamente da ricordarsi di essere
orgogliosamente italiani, trattando da vili traditori coloro che infestano e
maltrattano il nostro bel paese, meraviglioso paese !
L’aggiunta di un ulteriore sobborgo alla città contempla anche questo
sacrificio ? Non ne vale la pena ed Artena non deve e non può continuare
nella sua disarticolata politica urbanistica, priva di visione sullo sviluppo
futuro. Una storia come tante ? No, una storia che deve indignare, pur
sobriamente, con lo spirito del tempo qui illustrato all’inizio.