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LiveArt: Antologia di una Festa – 1 – Introduzione

7 novembre 2009 visto 784 volte Nessun Commento Scritto da

_MAT4723L’articolo è abbastanza lungo e articolato: abbiamo scelto di realizzarlo in parti in modo di aiutare la leggibilità e la comprensione. Saranno pubblicate via via nel corso dei prossimi giorni.

In fondo alla pagina ci sono i link per navigare tra le diverse parti.

La musica si abbassa e gli amici man mano vanno via. Alla fine rimaniamo noi, seduti sulle scale di S. Croce. Stanchi e felici, nel disperato tentativo di dare una forma agli ultimi due mesi passati su al paese con il live art.
Abbiamo passato due mesi incredibili in cui abbiamo pensato più a fare che al che cosa fare. Ma arriva sempre il momento della resa dei conti. E quel momento è ora, quì, sul sito, dove tutto è partito tutto ritorna. Per trovare una giusta definizione del live art bisogna passare in rassegna tutti i visi, tutti i sorrisi, i momenti duri, quelli divertenti e tutti gli amici, tutti quelli che ci avrebbero volentieri cacciato e gli indifferenti. Prima di tutto ci vuole una definizione per questo evento. La migliore che mi è venuta è la seguente: liveart è stato un grido… Un grido parecchio incazzato direi. Erano centinaia di voci che gridavano per farsi sentire, per far capire a chi di dovere che i giovani ad artena ci sono ed hanno delle precise necessità. Attenzione, non mi riferisco solo a noi organizzatori, sarebbe troppo semplice ed arrogante.

A gridare all’inizio eravamo in pochi, ma poi si sono agggiunte tante altre corde vocali.

Antieconomico al massimo liveart non si è ispirato a logiche di mercato. La sola cosa che contava era riunire il maggior numero possibile di giovani, per credere tutti in un progetto comune. Musica, arte, sinergie che pulsano sotto la scorza di un paese sempre più vecchio. I soldi sono serviti solo da mezzo per continuare fino alla fine. Fino all’ultimo giorno. Contro i debiti. Contro le lamentele. Contro le delusioni. Contro i fallimenti. Contro le difficoltà.

E fino all’ultimo siamo arrivati. Fino infondo. Tutti insieme. I clienti sono diventati organizzatori.I gestori hanno chiesto aiuto a quelli che li pagavano, e quelli che li pagavano li hanno aiutati. Come davanti ad un fuoco ognuno ha alimentato la fiamma con quello che poteva. Gruppi che suonavano gratis o poco più, mettevano la propria musica. Romolo ha fatto l’elettricista ufficiale, Umberto ci ha dato il cavo per l’elettricità, Massimo e Federica ci facevano cenare a costi irrisori, Emilio ci prestava le mule e Rinaldo e gli altri ci aiutavano con il palco e le altre cose pratiche. Ed il fuoco cresceva.

Abbiamo cercato per quanto posibile di integrarci senza essere invadenti.Spesso abbiamo sbagliato e di questo ci scusiamo.

Cercavamo di rimanere entro i limiti che ci erano stati asegnati:alle 24 abbassare la musica e smettere la vendita delgi alcoolici, e alle 02.00 chiusura delle cantine. A volte siamo andati oltre il limite, ma in generale abbiamo sempre cercato di rimanere nel rispetto. Accadeva frequentemente che qualcuno restasse fino a tarda ora in strada ma, come più volte abbiamo cercato di spiegare agli abitanti che venivano a bussare alla nostra porta per lamentarsi, la strada non è nostra, e la scalinata di S. Croce non è la pertinenza di nessuna casa che vi si affacci sopra. Non potevamo di certo cacciare la gente dalla strada. Evidentemente il nostro paese è così bello che abbandonarlo è davvero dura!

Analizziamo ora ogni aspetto punto per punto:

Vai alla Seconda parte dell’articolo: l’amministrazione

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