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Liberainformazione a Colleferro:il resoconto di Mino Massimei

17 dicembre 2009 visto 700 volte 3 Commenti Scritto da elhombrito

parole_e_mafie_copy_6La penultima tappa di “Parole e mafie” a Colleferro ha segnato un punto fondamentale nei rapporti fra il livello di corruzione e la capacità di reazione della cittadinanza. L’incontro ha messo in evidenza i nervi scoperti della classe dirigente politica del territorio che infatti non era presente. Non erano presenti né sindaco, né assessori e nemmeno l’opposizione di centro-sinistra. E non è un caso. Non è un caso, perché fino ad oggi, qualsiasi sia stata l’inchiesta dalla gestione rifiuti del Consorzio Gaia, allo scandalo dei termovalorizzatori- la politica locale si è chiamata fuori. Ha fatto la parte della vittima. Come se gli uomini del nucleo dirigente del Consorzio Gaia (per fare un esempio) non avessero collocazione politica precisa. Come se in una controllata pubblica la politica non avesse responsabilità su chi assume i posti di dirigenza. Come se la decisione di costruire l’inceneritore non fosse una decisione presa dalla politica. L’amministrazione di centrodestra guidata dall’allora sindaco Moffa decise di costruire l’inceneritore senza tener conto dei rilievi che faceva l’Asl competente, e delle proteste dei cittadini che anzi vennero denunciati. Ricatto occupazionale, decisionismo scriteriato su un unico modello di sviluppo: il business. Ai più alti livelli. Gli argomenti posti a difesa degli inceneritori sono sempre gli stessi: gli inceneritori coniugano la scelta energetica e la difesa ambientale. Quando poi scattano le inchieste, ci sono gli arresti, allora inizia il tram tram solito: “ no alle strumentalizzazioni” si sente ripetere da tutte le parti. La politica non viene minimamente lambita, resta fuori a parte qualche piccola inchiesta. Quello che manca è il contesto, si resta ad un livello di accertamento delle responsabilità che esclude la sfera delle decisioni politiche. E intanto si continua con le speculazioni edilizie, con i poteri sull’urbanistica che ancora restano ai comuni usati per ottenere consenso fra una parte consistente del tessuto economico imprenditoriale locale. E intanto si cerca di mettere qualche pezza ai danni commessi. Si cercano di realizzare Centri di Riciclo di Rifiuti, si deve far partire la raccolta differenziata, si fanno piccole centrali a biomasse. Riqualificare l’ambiente si dice, ma quando i danni sono stati fatti si cercano piccole pezze. Il punto fermo che viene fuori a Colleferro come in altre città limitrofe è quello di delineare un nuovo modello di sviluppo e un nuovo modo di fare politica. La ricerca è iniziata già da tempo, Colleferro per la provincia di Roma è uno dei nodi centrali. Dalla grande industria, siamo andati agli inceneritori, ora si delinea la risposta con lo Slim, il punto è chi delinea le modalità di gestione e quale modello vuoi fare nel tuo territorio. Il punto è la politica. Vedremo se nascerà una nuova classe dirigente a Colleferro e in altri territori ma la questione è precisa: chi gestisce cosa? L’attenzione quindi deve restare molto alta e questo è compito della libera informazione e di una classe dirigente democratica, proprio in territori nei quali la libera informazione manca molto ( sarebbe interessante aprire un capitolo sui giornali locali che sono soltanto espressione di una cordata politica o di un solo uomo politico magari) come la politica. Forse perché le due cose sono molto collegate fra loro, come la faccia di una stessa medaglia.

l’articolo originale è reperibile quì

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3 Commenti »

  • n. 1 - Mino Massimei ha detto:

    Scusa Davide se mi permetto ma se tu pubblichi solo questo articolo senza mettere almeno il dibattito che c’è stato e chi erano gli ospiti quel giorno non si capisce niente. Questo è l’articolo che trascrive il dibattito che c’è stato. Sul sito di liberainformazione è uscito il dossier sul Lazio per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose. Ci sono anche sullo stesso sito due inchieste che ricostruiscono la questione Gaia, e quellla termovalorizzatori a mia firma.

    Le ecomafie rubano il nostro futuro. E’ questo il messaggio, preoccupante che giunge da Colleferro. Piccola cittadina della provincia romana, deturpata dai veleni dei rifiuti tossici interrati nel suo territorio. Se ne discute nell’aula del Consiglio comunale nel corso del penultimo appuntamento di “Parole e mafie”, il viaggio nelle mafie nel Lazio organizzato da Libera Informazione in collaborazione con la Casa della Legalità della Regione Lazio. I dati sono allarmanti, preoccupanti. Dall’ultimo rapporto ecomafie di Legambiente il Lazio si colloca in una posizione sempre più drammatica. «Nel 2008 sono stati compiuti 2086 illeciti contro l’ambiente», denuncia Valentina Romoli di Legambiente Lazio. Purtroppo di fronte al numero sempre maggiore di illeciti non corrisponde una reale forza di contrasto da parte delle istituzioni. «Si dovrebbe parlare di delitti ambientali e non di semplici reati contravvenzionali, come se si trattasse di reati di serie B», continua la Romoli. Proprio in questi giorni a Viterbo si sta celebrando il processo sulle cave illegali utilizzate come discariche di rifiuti tossici, un processo che, tuttavia, rischia di cadere in prescrizione perchè il reato contestato è un “semplice” reato contravvenzionale. Pene inferiori, quindi, per chi lucra sulla salute dei cittadini, avvelenando interi territori. Ma le mafie, si sa, di questi scrupoli non se ne pongono. Business as usual.
    «Sanità e ciclo dei rifiuti – ricorda l’ex presidente della Commissione antimafia Francesco Forgione – sono le voci principali dei bilanci delle regioni», tanti soldi che fanno gola alle mafie. Appalti, subappalti, opportunità di lavoro e di controllo del territorio. A pagarne il prezzo sono i cittadini inermi. Come a Colleferro. «Nel corso dei decenni si è perpetrato un avvelenamento costante e senza scrupoli di tutto il territorio di Colleferro e della Valle del fiume Sacco», commenta Mario Sanna, giornalista di Rai News 24. «Colleferro è la città dove è nata l’industria bellica italiana», continua Sanna, «gli scarti della produzione industriale bellica – altamente tossici – sono stati interrati nei territori circostanti la città», senza considerare gli scarichi industriali, anch’essi pericolosamente tossici che confluiscono nel fiume Fosso Cupo, affluente del Sacco, avvelenando l’intera vallata. «Già nel 1991 – aggiunge Sanna – fu condotta un’inchiesta da parte del procuratore Orlando Villoni, ma il processo finì in un nulla di fatto, perchè allora la legislazione in materia di rifiuti tossici era inesistente». I problemi tuttavia sono reali, come i decessi tra la popolazione. Nel 1992 la Pretura di Velletri stabilisce che le aziende coinvolte nell’interramento dei rifiuti tossici si dovessero occupare di bonificare il territorio. Queste ultime, tuttavia, si sono ben guardate dal procedere con la bonifica. Troppo costosa e difficile da fare. Il territorio ormai è compromesso, tanto vale sorvolare.
    «La città di Colleferro ha pagato un enorme prezzo ambientale», denuncia Eugenio Focardi, dell’Unione Giovani Indipendenti, «l’agricoltura è in ginocchio, un istituto scolastico è stato spostato nei pressi di una discarica di amianto, si è costruito sui terreni inquinati, sono stati bruciati rifiuti tossici negli inceneritori», un prezzo troppo alto per la città. Segno evidente di malaffare, malapolitica, pessima gestione del territorio, nonchè della presenza delle mafie, che hanno individuato nelle ecomafie la possibilità di fare grandi e facili profitti. Come nel caso di Borgo Montello dove è presente la seconda più grande discarica della regione. «Nella cittadina si sono trasferiti gli Schiavone», ricorda Antonio Turri, coordinatore regionale di Libera, «hanno comprato enormi appezzamenti di terreno a pochi soldi per poi rivenderli alla Regione per l’ampliamento della discarica». Solo per citare uno dei tanti esempi di speculazione sul ciclo dei rifiuti. Speculazione che vede protagonisti anche imprenditori laziali. Lo ricorda Andrea Palladino, giornalista de Il Manifesto: «non bisogna dimenticare le società laziali che, secondo le deposizioni del pentito di camorra Gaetano Vassallo, hanno sversato liquami tossici nelle campagne del casertano». Avvelenandole, come sono stati avvelenati Colleferro e la Valle del fiume Sacco. E molte, tante, troppe altre realtà del nostro paese.
    Quanto bisogna ancora aspettare per avere una legislazione più stringente contro chi violenta l’ambiente e i cittadini che vi abitano? Troppe morti aspettano ancora giustizia.

    • n. 2 - elhombrito (autore) ha detto:

      giusto Mino…Mea culpa, ho peccato di fretta. Grazie per aver recuperato :)
      Ci dispiace non essere stati presenti, sarebbe stata veramente una cosa interessante da seguire. Cerchiamo di non mancare la prossima occasione

      • n. 3 - elhombrito (autore) ha detto:

        che bella l’Italia…e quanto siamo belli noi!
        3400 commenti su piccole cose che riguardano una minuscola fetta della nostra popolazione e questo articolo, che pure si presenta come un calcio nelle gengive di una politica stanca ed inadeguata, passa in secondo piano…a volte rimango allibito da cosa tocchi il nostro interesse e cosa goda della nostra indifferenza

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