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Che succede alla nostra economia.

21 settembre 2011 visto 518 volte 8 Commenti Scritto da

Che succede alla nostra economia. Quella mondiale, quella italiana, quella artenese. La chiamano economia della depressione. Economisti di fama mondiale propongono soluzioni, avanzano ipotesi. Stamattina Nouriel Roubini parla di “pantano da cui bisogna uscire”. Si sta dando un progressivo peggioramento dell’economia europea. Settore privato e settore pubblico sono nei guai, ci sono governi che rischiano il default (il fallimento): la Grecia in prima fila, ma l’Italia sta sullo stesso pianeta. Cosa dovremmo fare? Sono otto le misure che lo studioso americano ha ipotizzato. Le prendo da Il Post, ve le sintetizzo:

1. Austerità: i vari tagli. Vere e proprie falciate ai servizi e agli investimenti.
2. Interessi, la Banca centrale europea non dovrebbe alzare i tassi d’interesse, non dovrebbe preoccuparsi di produrre inflazione: sarà l’ultimo dei nostri problemi.
3. Finanziamenti a valanga da parte della Banca Centrale Europea, che in ogni caso non è un pozzo inesauribile.
4. Ogni nazione deve avere liquidità. Oggi Italia e Spagna, per esempio, rischiano di perdere l’accesso al mercato.
5. Il debito pubblico dei paesi maggiormente in difficoltà, tra cui spicca l’Italia, è ingente. Come si risana? Non bastano i tagli, non basta ridurre gli investimenti, non basta il risparmio. Serve una vera e propria ristrutturazione del debito.
6. La crescita, bisogna ripartire. Bisogna tornare competitivi sul mercato. Probabilmente occorre una svalutazione dell’euro. Probabilmente la Grecia uscirà dall’euro zona. E l’Italia?
7. Nei momenti di crisi economica precedenti alla seconda guerra mondiale gli stati nazionali si chiudevano, attuavano misure protezionistiche. Ma il protezionismo ora è un demone da scongiurare. Soprattutto:

“Le economie avanzate hanno bisogno di un piano a medio termine per rimettere in sesto la loro competitività e l’occupazione attraverso grandi investimenti nell’educazione di alto livello, nella formazione e nel miglioramento del capitale umano, delle infrastrutture e delle energie alternative e rinnovabili. Solo un simile programma può offrire ai lavoratori gli strumenti per competere su scala globale”.

8. Questo punto riguarda i mercati emergenti e la loro possibilità di farsi aiutare dalla Banca Mondiale e dal Fondo Monetario Internazionale. Strumenti nati con Bretton Woods, pensati per evitare nuove crisi economiche e politiche globali.

D’accordo. Ma il punto qual è? E’ che non se ne esce. E non se ne esce perché dovete immaginare una buca in un terreno, una buca che bisogna ricoprire. Allora si prende nuova terra e si prova a riempirla. Tutto si tiene per un po’, poi la terra frana. Allora si prende nuova terra, la buca è riempita. Poi il terreno frana di nuovo. Per quanto tempo si può pensare di andare avanti così? Non bisognerebbe parlare di un nuovo modello di sviluppo? Quello che ho in mente io è un modello di sviluppo che tenga conto della capacità del territorio, del potenziale umano, delle propensioni dei lavoratori. Non è Costruiamo un altro centro commerciale, non è Ampliamo la Fassa Bortolo. Non so se mi spiego.

Esistono della agenzie dette “di rating”. Sono società private. Misurano la salute, quindi l’affidabilità delle politiche economiche delle varie nazioni. Stanotte alle due la S&P, una delle Tre Grandi, ha declassato l’Italia, criticato l’operato del governo. Un governo che non riesce a mettersi d’accordo su una manovra finanziaria, che è arrivato alla frutta, che privatizza spiagge e impone un aumento dell’1% dell’Iva.
Ecco cosa hanno detto : “le prospettive di crescita economica dell’Italia si stanno indebolendo. E ci aspettiamo che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne”.

Le cose si stanno mettendo male. Quello che bisogna fare è creare dei campi di comprensione.
Proviamo a parlarne. Cosa pensate?
Artena non è l’Eden. Come va la nostra economia? Su cosa si tiene? L’amministrazione ha previsto misure speciali? Come stanno i nostri conti?

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8 Commenti »

  • n. 1 - massimo scacchi ha detto:

    http://www.beppegrillo.it/2011/09/scaricare_ogni/index.html

    • n. 2 - jozmile ha detto:

      Il problema dell’Italia è la classe dirigente, nel pubblico come nel privato. Se parliamo di pubblico, è sotto gli occhi di tutti il fallimento della casta, come amministratrice del bene comune. Da troppo tempo ormai al potere locale o nazionale ci sono persone che senza una adeguata formazione e senza un’esperienza di livello, si ritrovano nelle mani risorse pubbliche che poi vengono sperperate per interessi privati. Dal progetto comunale dato ai soliti amici, al posto di lavoro che non produce nulla tenuto in piedi solo per mero bacino di voto. Tutto ciò fa lievitare i conti pubblici e produce 0, dove non fa danni. Le risorse (che non sono poche) non vengono ottimizzate, non si pensa al futuro.
      Ma tutto ciò nasce dal popolo italiano stesso. E’ quello che si merita. In fondo, al voto ci va il popolo, già imbeccato da liste elettorali decise dall’alto e infarcite di buoni a nulla, intrallazzatori e incompetenti.
      Bisognerebbe avere più consapevolezza ed essere più informati su quello che comporta mettere quella croce su quello o quell’altro simbolo, e quando non si è convinti o non si sa chi scegliere non votare per il meno peggio. Perchè non c’è più il meno peggio.

      Qua di va dritti verso il default. In Italia, e a sentir qualcuno, che non ce colle mai ma ce colle sempre, tira un’ariaccia pure da queste parti (Leggasi licenziamenti presso grandi aziende del nostro comune).

      • n. 3 - speranza ha detto:

        @ jozzmile sposo pienamente il tuo pensiero la colpa è del popolo che quando va nelle urne sigla non con un ideale ma con poi il torna conto! eccolo il conto sta arrivando e adesso tutti pagheranno il brutto e che la tortura sarà per il piccolo il grande ha messo da parte e poi ha i suoi amici commercialisti e politici che gli trovano la strada e la soluzione per salvargli le chiappe. la crisi è stata creata in primis dal”italia grecia ecc che negli anni hanno creato grandissimo debito pubblico tutti indifferenti spendo più di quello che guadagno è oltretutto non mi preoccupo di far pascolare la vacca, tanto è grassa, è finta qualcuno ha detto basta , la vacca sta morendo anoressica, e adesso chi pagha il conto?

        • n. 4 - martina (autore) ha detto:

          ma davvero vogliamo dare tutta la colpa alla classe dirigente?
          è tutto qui?

          • n. 5 - jozmile ha detto:

            No. La colpa non è la classe dirigente. La colpa è del popolo che non pretende che le cose cambino. La colpa è la nostra che chiniamo il capo, che seguiamo schemi e preconcetti, che non ci facciamo una nostra idea sulla base di dati certi, ma ce ne stiamo come criceti nelle nostre gabbiette a far girar la ruota. La colpa è la nostra, che abbiamo permesso che questo accadesse, e che pure, altamente ce ne freghiamo. Ci meritiamo questa classe dirigente. L’abbiamo scelta noi.
            Con chi dovremmo prendercela? Chi ha permesso l’impoverimento culturale della nazione? Che si parlasse di politica al Bar dello Sport? Che si intendessero le risorse comuni come non proprie e quindi sperperabili per il proprio o l’altrui benessere e profitto? La classe dirigente. Chi se l’è scelta? Noi. Allora la colpa è la nostra.
            In fin dei conti non ce ne frega un cazzo.
            Se non è tutto qui, allora dov’è? Fai delle domande. Facci sapere le tue risposte.