Privacy Policy
Pages Navigation Menu

Riceviamo e pubblichiamo: Artena, Piano della Civita, un’altra Pompei

Riceviamo e Pubblichiamo un altro articolo dal Gruppo Impegno civico per Artena. Questa volta si parla dell’area archeologica di Piano della Civita. Su artenaonline.it, dopo l’interessante articolo di Giulia Ciucci, http://artenaonline.it/2010/05/piana-della-civita-ecco-come-si-abbandona-la-storia-a-se-stessa/, torniamo a parlare di questa area archeologica che non conosce pace.
L’articolo è interessante: riporta la descrizione degli interventi dello Studio d’Architettura che ha vinto l’appalto e tramite ci racconta tramite le fotografie attuali del sito come si presentano i 750.000€ del progetto originale di recupero.
L’abbandono del sito è desolante: sconcertante vedere l’interno della villa romana usata come ricovero.

Piana Civita 3 anni dopo l’intervento di 750.000 € , un’altra Pompei?

Intervento:
Parco archeologico – piano della Civita, Artena
Luogo:
Piano della Civita – Artena
Progettisti:
2T_R architettura
Progetto:
Luca Montuori, Riccardo Petrachi, Marina Checchi
Commitente:
Comune di Artena
Anno di redazione del progetto:
2004
Anno di esecuzione:
2007
Costo:
750.000,00 Euro
Imprese esecutrici:
SITARC srl
Dati dimensionali dell’intervento:
ha 30 parco, mq 800 area centrale, mq 150 centro visite

750.000 € sono costati i lavori del Parco archeologico di Piano della Civita, abbiamo recuperato le informazioni non dal sito dell’Amministrazione Comunale, ma da un sito internet ad esso dedicato. Dalle foto risulta chiaro lo stato di abbandono delle cisterne e della villa romana. Chiediamo se il progetto ed i relativi lavori, sono stati eseguiti con i pareri favorevoli della sovrintendenza delle belle arti e della Regione Lazio? Sotto vengono riportate le descrizioni sugli interventi.
Artena ha un consistente patrimonio archeologico, che non riesce a valorizzare per incuria e abbandono del sito archeologico. In futuro si auspica da parte degli Amministratori Comunali, una maggiore sensibilità storica per la conservazione e la tutela dei beni archeologici. Le foto mostrano lo stato di conservazione delle cisterne, delle mura poligonali, della villa romana dalla fine dei lavori ad oggi.
La promozione e la tutela delle aree verdi ed archeologiche, è indispensabile per lo sviluppo turistico di Artena, per questo Impegno Civico per Artena, propone l’istituzione di una società comunale che in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Lazio, il gruppo archeologico di Artena, continui la ricerca sul territorio, iniziata dagli archeologi Belgi e dal prof. Quilici, raccogliendo documenti, testimonianze per la biblioteca ed un laboratorio fotografico da inserire nel museo archeologico.
Molto interessanti sono i video da guardare su piana civita a cura della Rai

http://www.youtube.com/watch?v=9_ELHfb9TjU

http://www.youtube.com/watch?v=kXmw_vuw1Es


——————
Centro visite e Parco archeologico Piano della Civita, Italia, Artena, di Alfonso Giancotti
Il lavoro presentato, opera dello studio 2tr architettura, interessa il recupero e la valorizzazione dei resti della città di Artena, situata nel complesso dei monti Lepini a 40 Km a sud di Roma, e la realizzazione di un Padiglione a servizio di coloro che si apprestano alla visita del sito archeologico.

Il punto di partenza del progetto è stato l’esito degli scavi, che hanno riportato alla luce diversi edifici – tra i quali una villa costruita su un terrazzamento sostenuto da mure ciclopiche – e, soprattutto, una parte significativa delle opere idrauliche che consentivano l’immagazzinamento e la distribuzione delle risorse idriche nel territorio.
La scelta di interrare i ritrovamenti per l’impossibilità di mantenerli in vista, con la sola eccezione della  villa sulla quale è stato praticato un restauro delle strutture murarie, ha determinato il disegno dell’immagine della Civita.
Agli occhi del visitatore il parco archeologico si offre come un sistema composto da una teoria di recinti, posti in relazione da un sistema di percorsi che ne disciplina l’attraversamento, marcati da un ciglio di pietra che perimetra una depressione del terreno rispetto al piano di campagna circostante.
Tale depressione  individua la giacitura e la dimensione originaria dell’edificio nello schema urbano dell’antica città. Un pannello informativo centrale ne illustra la funzione.
Gli spazi delimitati dai recinti si segnalano per la presenza delle cavità generate delle cisterne che consentivano all’edificio l’approvvigionamento dell’acqua.
La consistenza morfologica e tipologica dell’impianto planimetrico proposto fornisce ai progettisti lo spunto per il disegno del Centro Visitatori, situato nella zona centrale del parco nei pressi di un fontanile, all’interno di un’area marcata da un sistema di pavimentazioni in pietra e battuto di cemento il cui ritmo ricerca il dialogo con il disegno del suolo.
L’edificio, adagiato sul terreno, si propone di assecondare la consistenza orografica della Civita, con lo scopo di raccordare i piani artificiali della piazza con quelli naturali che segnalano i ritrovamenti. Al piano della copertura è assegnato il ruolo di naturale prosecuzione dei primi e allo spazio interno il ruolo di aprirsi visivamente e fruitivamente ai secondi.
Il padiglione si presenta come un volume puro di forma parallelepipeda il cui piano orizzontale di copertura, per affermare il dialogo con il paesaggio di cui si è appena parlato, presenta la stessa finitura dei piani naturali che ricoprono i reperti. Le superfici verticali che delimitano lo spazio interno sono composte da pannellature con orditura metallica, rivestite da assi di legno di diversa dimensione la cui sovrapposizione, oltre a modulare la luce che permea nello spazio interno, rimanda, per ammissione degli stessi autori del progetto, a un ideale sezione di uno strato archeologico.
Tre pannelli lignei, collocati lungo i fronti maggiori dell’edificio, risultano scorrevoli, permettendo all’edificio di schiudersi verso il sopra e il sotto della civita, conferendo al volume, una volta aperto, di perdere la originaria compattezza, per acquistare una forte consistenza di leggerezza e permeabilità.
Il disegno dello spazio interno, ritmato dalla regolarità del sistema strutturale perimetrale, si configura come esito di un processo di rilettura dello spazio destinato ai ritrovamenti archeologici.
L’invaso ipogeo della cisterna emerge, infatti, nel Centro Visite, attraverso i volumi cilindrici rivestiti in pietre montate a secco, di sezione comparabile con quella delle cisterne stesse osservabili nel parco.
Per contrasto, nella definizione di questa rappresentazione in negativo, il pieno del terreno (che negli antichi edifici comprime la cisterna) si presenta come il vuoto che pone in risalto la consistenza materica dei volumi cilindrici stessi, disposti liberamente al di sotto del piano di copertura.
Un disegno essenziale, composto di pochi elementi, che permettono tuttavia all’edificio di dialogare e vivere in uno stato di “indipendente armonia” con il paesaggio nel quale si inserisce
Fig.1: Interno della villa romana usata come ricovero

Fig. 2, 3 ,4, 5 : altre foto dell’abbandono




——————–
Archeologia materica, di Alessandro Beato
In un paesaggio aspro il centro visitatori segnala il Parco Archeologico di Artena
Il recupero della storia di un popolo puo’ rientrare talvolta nelle competenze di un architetto. Ci si avvale di resti archeologici al fine di ordinare lo spazio e la memoria collettiva integrandoli nell’attuale matrice culturale.
Gli architetti Luca Montuori, Marina Checchi e Riccardo Petrachi (2T_R architettura) hanno pensato alla costruzione di un parco come base per il rilancio culturale della citta’ di Artena, dando rilievo al legame che questa ha con il proprio passato. Artena e’ una caratteristica cittadina addossata sul fianco settentrionale dei Monti Lepini; dalla sommita’ della collina su cui sorge lo sguardo spazia dal mare a Palestrina.
Gli scavi archeologici eseguiti sul Piano della Civita hanno riportato alla luce l’Acropoli che conserva intatti i ruderi di mura poligonali o ciclopiche e altri interessanti resti come alcuni insediamenti civili e diverse opere per la raccolta e la distribuzione delle acque risalenti al V e IV secolo a.C, appartenenti cioe’ a quel mondo romanico-italico costituitosi alla vigilia delle guerre Puniche.
Il progetto tenta di operare alla scala del paesaggio valorizzando la panoramicita’ del sito e ripristinando un ordine logico nella fruizione dei resti della citta’ antica, sviluppatasi in epoche e fasi successive. Tutti i ritrovamenti archeologici vengono quindi inseriti in un sistema di percorsi di visita, in modo da permetterne una migliore fruibilita’, e attrezzati con pannelli informativi che ne illustrano la corretta collocazione storica e geografica.

All’interno del Parco Archeologico, le costruzioni che non possono essere mantenute in vista, a causa della loro precaria stabilita’, sono leggibili dai visitatori attraverso aree leggermente ribassate rispetto al piano di campagna. Queste aree sono individuate da rettangoli che presentano dimensioni pari a quelle dell’edificio originale e realizzati con un ciglio in pietra e una pavimentazione in polvere di pietra di cava bianca.

La geometria peculiare, cosi’ come l’utilizzo di materiali locali per i singoli spazi, contribuiscono a contestualizzare l’impianto del Parco Archeologico, caratterizzandolo come una sorta di prolungamento delle opere e delle vestigia storiche preesistenti.
Il centro visitatori e’ situato nell’area centrale del Parco Archeologico, nei pressi di un fontanile, intorno al quale e’ stato realizzato un sistema di pavimentazioni costruito su una maglia dimensionale regolare e seriale che si sovrappone al disegno articolato del suolo.
Il padiglione, la cui pianta e’ ortogonale in accordo con le tracce urbane e con l’andamento naturale del terreno, nasce come metafora del rapporto tra il sotto e il sopra del piano campagna. Nel padiglione trovano collocazione i servizi igienici e un ufficio.
Le chiusure verticali, quasi virtuali, sono realizzate con un sistema di infissi mobili costituiti da pannellature, in parte fisse e in parte scorrevoli, in ferro con dogature in legno di diversa dimensione, la cui scansione rimanda a una ideale sezione di uno strato archeologico. Questo sistema conferisce trasparenza e continuita’ visiva tra le parti a monte e a valle, stabilendo relazioni tra l’infinito del paesaggio e la scala dell’area centrale del Parco.
I servizi igienici e l’ufficio, posti a una quota inferiore rispetto al piano campagna, sono ricavati all’interno di tre cilindri rivestiti in pietra montata a secco che evocano, per forma e matericita’, le cisterne presenti nel Parco, secondo una operazione di riscrittura positiva/negativa del sito, materializzazione volumetrica del vuoto, del foro che penetra nel terreno.
Il visitatore scopre qui non solo un Parco Archeologico, ma anche un’area di quiete e di pace, di eternita’, sottratta agli accadimenti della contingenza.

fig. 6, 7 Stato di conservazione della cisterna romana e del materiale informativo