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Un Tesoro Sconosciuto Ma Accessibile

15 aprile 2009 visto 306 volte 3 Commenti Scritto da cherno

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Molti cittadini, studiosi, appassionati o semplici curiosi si sono ritrovati in qualche occasione a fare i conti con lo studio e la ricerca di argomentazioni riguardanti il nostro territorio, la sua morfologia, i suoi personaggi, la sua storia. Spesso e volentieri però ci si ritrova a fare i conti con il nulla, non si sà dove andare, cosa cercare, come cercare.
Da diversi anni esiste una realtà ben consolidata come l’ ARCHIVIO STORICO INNOCENZO III che può essere paragonato ad un vero e proprio tesoro di conoscenza e di preservazione della storia.

L’Archivio Storico “Innocenzo III” è propriamente un archivio ecclesiastico della diocesi suburbicaria di Velletri-Segni in cui sono state riunite inizialmente le carte degli archivi della Cancelleria Vescovile di Segni – relative alle località di Segni, Montefortino (Artena dal 1873), Valmontone, Gavignano, Montelanico e Colleferro – del Capitolo della Cattedrale e del Seminario, cui si sono aggiunte poi quelle dei registri (anteriori al sec. XX) delle parrocchie del territorio che hanno lasciato le vecchie sedi, a volte poco accessibili, per entrare in una nuova realtà sicuramente più consona.

Dal punto di vista giuridico l’archivio rientra, quindi, nel contesto dell’intesa siglata il 18 aprile 2000 tra lo Stato e la S. Sede per il settore dei beni archivistici e librari. Questo accordo ha avuto lo specifico intento di promuovere un’azione concordata per la conservazione e la consultazione degli archivi di interesse storico e delle biblioteche appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, soddisfacendo il generale interesse alla tutela e alla fruizione di una componente così significativa del patrimonio culturale nazionale, ma non sottoposta alla diretta gestione della pubblica amministrazione. L’archivio diocesano di Segni fa dunque parte, a tutti gli effetti, del patrimonio culturale dell’intero popolo italiano, come l’Accordo di revisione del Concordato del 18 febbraio 1984 aveva già configurato gli archivi ecclesiastici.

L’edificio che ospita l’archivio è quello del Seminario Vescovile, sorto nel XII sec., come palazzo apostolico sulle rovine dell’acropoli e, dopo varie vicissitudini, adibito a seminario solo nel 1709 per opera del vescovo F. Michele Ellis. Più particolarmente i locali dell’archivio occupano una parte dell’ala costruita nella prima metà del sec. XIX, all’imbocco di via S. Pietro, che già ospitò la scuola dei seminaristi.
Per la fine sensibilità dell’ordinario diocesano di allora, Mons. Andrea M. Erba, e per iniziativa di alcuni studiosi nacque nel 1998 un complesso ed ambizioso progetto che oggi, dopo alcuni anni di attività intensissima, vede il pieno recupero sia dei locali del Palazzo del Seminario, sia il riordino dei documenti per la loro fruizione da parte degli studiosi.

Il complesso lavoro è proceduto di pari passo ad una difficile opera di restauro per i materiali più danneggiati, sostenuta finanziariamente da alcuni privati (in primo luogo l’azienda informatica INFOTEAM) e dal Comune di Segni: in tal modo sono stati salvati un centinaio di manoscritti, tra i quali 82 preziosissimi registri contabili che ne annoverano ben 45 del solo sec. XVI. Un corpo di 750 carte, con informazioni assolutamente uniche sulla vita sociale ed economica, sulla storia dell’arte, sulla topografia, sul paesaggio agrario, sul sistema viario del territorio segnino, e non solo. Molti di essi erano in cattive condizioni di conservazione, al punto che taluni non potevano neppure essere aperti senza rischio di frammentazione. Nel corso di questi ultimi anni sono stati tutti restaurati ed oggi sono di nuovo consultabili dagli studiosi.

Un altro importante restauro ha riguardato la splendida bolla di Benedetto XIV costituita da 36 fogli di pergamena di finissima qualità, che versava in condizioni disastrose: è l’atto con cui nel 1741 il papa Benedetto XIV confermò l’unione dei titoli delle due chiese di S.Maria delle Letizie e di S.Croce di Montefortino, così sanzionando la fine di una lunga e travagliata vicenda storica durata quasi centocinquant’anni.

E’ bene sottolineare che alcuni dei cennati documenti del sec. XVI sono precedenti al Sacco di Segni del 1557, in cui andarono distrutti tutti gli archivi e le biblioteche della città, e quindi rappresentano le più antiche testimonianze scritte che ci siano pervenute: una sorta di DNA della comunità.

Per chi fosse interessato e per chi vuole conoscere questa realtà può visitare l’accurato sito

www.archivioinnocenzo.it

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