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L’Azienda Partito.

16 aprile 2010 visto 1.720 volte 33 Commenti Scritto da Martina

La lista Artena Futura si è aggiudicata la vittoria, un buon risultato. Bisogna sottolineare però un grande cambiamento nella politica artenese: è stato sconvolto il modo di condurre la campagna elettorale. Dispendiosa dal punto di vista economico, lo sanno i vincitori e lo sa il grande sconfitto, la campagna ha visto soccombere le piazze. Il mio personale rammarico vuole far riflettere: dico, può essere un caso? D’improvviso si preferiscono cene e feste, alla discussione aperta sui programmi.

Ho titolato queste mie riflessioni “l’azienda-partito”. Questa bella espressione non è mia, ma di Renato Centofanti, coordinatore del Pd che certo non può gioire per il numero dei voti ottenuti, e che, insieme a Felicetto Angelini, in piazza diede voce alle voci (perdonerete il voluto gioco di parole) che sono circolate durante l’intera campagna elettorale e che riguardavano le presunte coercizioni subite dagli operai degli imprenditori in lista. Operai militanti, come si e’ militanti di un partito. Come tesserati. Un esercito di persone senza possibilità di scelta, con il fiato sul collo.

Ci arrivano storie di collusi: pare che qualcuno abbia venduto il suo voto ad un galantuomo che gli ha ripianato i debiti; pare che qualcun altro sia stato costretto a distribuire volantini durante l’orario di lavoro. Ora, li chiamo collusi perché colluso è chi accetta i compromessi, chi si sporca le mani (ma davvero, col marcio, con la muffa); è colluso chi lascia che le cose non cambino, chi non si muove. Anche gli indifferenti sono collusi. È colluso chi pensa che siamo tutti uguali. Bene, io vi dico: non siamo tutti uguali, non siamo tutti la stessa melma. Non scendiamo tutti a compromessi: sono esteticamente e moralmente rivoltanti.

In realtà si è data anche un’altra categoria di persone: quella dei padri di famiglia, che non scelgono la libertà invece che lo stipendio a fine mese.

Nessuno ha certezze in questo senso. Felicetto Angelini cita Saviano, e mi fa preoccupare.

Io credo che, al di là delle certezze, ci siano dei dati già importanti.

Quando abbiamo chiesto a Mario Petrichella di spiegarci come volesse rispondere a chi gli metteva davanti la questione “conflitto d’interessi”, lui, molto semplicemente, non ha risposto; ha usato la retorica e la persuasione: “il conflitto d’interessi non esiste perché io farò per il popolo”. Scelta dei termini a parte, questa non può essere considerata una risposta esaustiva. Pero’ una cosa la può ancora fare: può prometterci onesta’, e può prometterci di muoversi entro i confini della legalità. Onesta’ e legalità, due parole. Ma le parole sono cose.

Torniamo a Renato, uomo che si prende la responsabilità politica di fare affermazioni scomode da un punto di vista legale, e conforta noi che sentivamo questo senso di impotenza di fronte a quello che accadeva. Dice “ci sono persone che hanno scambiato le loro aziende per partiti”. E’ vero? E’ successo quello che Renato ed altri sostengono? E’ successo che gli imprenditori spalmati nelle liste hanno imposto il voto ai loro operai, famiglie comprese? E’ vero che avevano mappe studiate delle persone collegate ai loro operai? Quanto è grave, se è vero?

Voi capite cosa si rischia. Potrei usare paroloni, “democrazia”, “libertà”, “diritti”. Che idea esce fuori della politica? Rassicuratemi.

Io preferisco le piazze, preferisco che, se si ha qualcosa da dire, la si dica in piazza. Programma, facce dei candidati, errori di valutazione, tutto alla luce del giorno.

In piazza c’è la realtà, in piazza prendi quello che meriti: fischi o applausi. In piazza devi saper parlare e devi saperti vendere. In piazza mostri chi sei e quanto vali, se vali.

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33 Commenti »

  • n. 1 - Guy debord ha detto:

    Vediamo un attimo di capirci. Analizziamo le colpe che vengono qui denunciate e cerchiamo di capirle. Ma chi sono Renato Centofanti e Felicetto Angelini? Due vendicatori dei torti subiti dal popolo? Pancho Villa ed Emiliano Zapata e lascio immaginare chi è l’uno e chi è l’altro. Allora vediamo l’uomo democratico Centofanti. Costui è stato eletto segretario del suo circolo senza un congresso, una discussione. Un percorso democratico. E’ stato eletto in una cena fra sodali di partito. Al coperto, fra due spaghetti e senza sguardi indiscreti. Quali interessi deve tutelare Centofanti ? Quelli del popolo o quelli dell’ASP? In tutti questi mesi del suo pontificato pardon della sua segreteria quali iniziative o lunghi processi di costruzione di spirito democratico ha compiuti il segr. Centofanti? Nessuno. LA beata via di mezzo mediocre e settaria. Radicali della domenica, moralisti del fine settimana. Perché non ci parla di qualche progetto ASP il segr. Centofanti?. Felicetto Angelini per anni l’uomo nuovo della sinistra artenese è il peggior esempio per i giovani. Questo sign. nel 2005 doveva presentarsi come candidato della lista Artena nel cuore ma la notte prima della presentazione della lista si è ricordato che aveva altri impegni e ha dato forfait. Nella sua vasta concezione democratica figlia di Saviano e di Bobbio non ha trovato in questi cinque anni nemmeno il tempo di spiegarlo di dire perché la notte prima della presentazione delle lista si è chiamato fuori. Chissà. Qualche futuro incarico professionale? Chissà. Questi sono vendicatori del popolo, uomini integerrimi che non sono compromessi con le storture della società contemporanea. Poi tu Martina dici:-Pare che qualcuno abbia venduto il suo voto ad un galantuomo che gli ha ripianato i debiti; pare che qualcun altro sia stato costretto a distribuire volantini durante l’orario di lavoro. Brutte cose Martina, concordo, ma lo sai che in trent’anni di storia democratica per dire solo gli ultimi trenta ad Artena e in Italia abbiamo conosciuto di peggio? E lo sai che questi due fatti non sono niente, abbiamo conosciuto fenomeni molto peggiori? Leggendo l’intervento di Saviano, sull’intervento degli osservatori Osce per il voto italiano forse ti dovrebbe venire in mente che qui oltre a fenomeni di clientelismo che ripeto però abbiamo da trent’anni in questo nostro benedetto paese c’è anche un pò di democrazia, di scelta? In interi quartieri di Napoli e provincia, in interi paesi della Calabria il controllo del voto e delle preferenze è qualcosa di cui ad Artena ancora non abbiamo la minima idea. Nelle sezioni del centro di Artena c’è ampio voto libero solo per fare un piccolo esempio. E’ vero che avevano mappe studiate delle persone collegate ai loro operai? Cioè Martina un elenco dei possibili voti che si possono prendere o che? Martina chissà che elenco doveva avere Latini con nomi e cognomi delle famiglie che doveva passare a salutare per il voto. Lo stesso che aveva un imprenditore molto democratico come Loris Talone, lo stesso che doveva avere Domenico Pecorari uomo ancora più democratico quello della strenua difesa della non possibilità di avere una terza farmacia ad Artena gestita dal Comune?. Chissà perché Martina? Ti consiglio una lunga ricerca? Martina ma chi è Loris Talone? Oddio un imprenditore organico al potere di Silvano Moffa. Oddio Martina chissà quali metodi per gestire quelle belle discariche; oddio Martina il mondo è proprio brutto. Dove andremo a finire di questo passo non c’è più religione!. Martina dai cambia spacciatore. Il mondo è brutto e lo sapevamo ma i vendicatori dei torti del proletariato o saremo noi o nessuno. Non mezze figure e teatranti dell’assurdo. E’ l’ora di uccidere i padri( metaforicamente) e camminare da soli Martina, auguri e con stima. Possiamo continuare questa discussione queste sono solo delle piccole riflessioni per iniziare se vuoi.

    • n. 2 - Guy debord ha detto:

      Operai e capitale
      Sai il problema la sinistra spiantata, la lotta di classe. Storia complicata la lotta di classe non c’è più e i luoghi dell’elaborazione del conflitto pure sono spariti col tempo. Sai Tony Negri, i Quaderni Rossi, Goffredo Fofi e altre cose? Sono da vent’anni che sono in soffitta. E ora di che ci lamentiamo se gli operai si sentono parte del progetto del loro datore di lavoro? Ma i moderati del contro-sinistra non volevano proprio questo? E come immaginavano che avvenisse la collaborazione?. Cioè loro volevano l’imprenditore al loro posto e loro classe politica illuminata per definizione sarebbero stati i collettori dei diversi interessi. Beata stupidità pseudo- riformista!. L’imprenditore vede il vuoto politico che c’è ed entra a gamba tesa. Dovunque sia il vuoto a desta o a sinistra non fa importanza. Insomma Martina per vent’anni una parte del contro- sinistra ha predicato d’accordo con il centro-destra la deregulation, in fondo la revisione dell’articolo 18, fino a partorire il Paccheto Treu, e poi la Legge 30, erano i moderati. Piano, piano questo virus si è diffuso fino ad oggi. La conflittualità? Sciocchezze dicevano, il mercato ci salverà a tutti. Ed ora cara Martina con la crisi, con la difficoltà di vivere in questo paese cattolico- papalino e conservatore ognuno si attacca alle sue piccole cose. Sai Martina questo paese non è la Grecia o La Francia. E’ un paese conservatore e lo è anche pere colpa della sinistra non credere. Se il giovane assunto va a fare campagna elettorale per il proprio datore di lavoro di per sé che vuol dire? Se si sente protagonista in questa cosa vuol dire che qualcun altro non è stato bravo a farlo sentire protagonista per tutt’altra battaglia. E lascio a te di capire chi non è stato bravo a fare il suo lavoro. La sinistra forse? Le parti più moderate forse? Quelli che oggi ad Artena giocano a fare i rivoluzionari della domenica? E tu che dici Martina non se ne accorto nessuno? Ma se ricominciano da capo senza queste simpatiche vecchie ciabatte, non è meglio?. Ci servono luoghi liberi Martina. I fondatori di Blob la trasmissione di Rai Tre forse più creativa degli ultimi trent’anni la definirono “un’isola liberata nel cuore dell’impero mediatico”. E se noi ricominciano da piccole isole liberate pure da Felicetto Angelini e Renato Centofanti non è meglio ancora?. Lo sai come diceva Latini i partiti non esistono contano solo le persone, io ti dico tutto nel progetto niente nella mediocrità degli uomini. Viva il fine che vogliamo costruire insieme senza padrini, ne burattinai. Questo è un altro piccolo appunto.

      • n. 3 - Guy debord ha detto:

        “Vi sono tempi in cui occorre spendere il diprezzo con parsimonia a causa del gran numero di bisognosi”.
        Chateaubriand

        • n. 4 - fenis ha detto:

          I voti di scambio, purtroppo, ci sono sempre stati, ad artena…in italia. io dò un lavoro a te, tu dai due tre voti a me; io faccio un favore a te, tu dai due tre voti a me. Ci sarà chi ha fatto più o meno presseione, ma delle 3 liste nessuno credo sia stato immune da ciò. Ci sono le aule giudiziare per queste cose e sinceramente non mi va di continuare a fare chiacchiere su chiacchiere.
          quello su cui voglio soffermarmi è tutt’altro: il modello politico culturale che ha vinto le elezioni – Mario Petrisconi (o Berluschella). Tanti infatti accostano, magari un po’ forzatamente, le doti del neosindaco Petrichella ai passi del presidente del consiglio. Mario Petrichella ha saputo entrare, mettere il suo nome e la sua faccia nella società artenese imbastendo rapporti con i cittadini, finanziando feste, lavorando nel sociale, nello sport e nell’informazione. Questo è successo per mesi e mesi e spero che non l’abbia fatto soltanto in vista delle elezioni. Mario Petrichella ha vinto perché le persone che lo hanno votato hanno visto in lui un modello al quale dare fiducia. A me personalmente questo modello non piace come non piaceva nessuna delle liste. Come si suol dire…se se faceva la conta, rimaneva in mezzo. Ora la colpa della sconfitta il signor Angelini e il signor Centofanti non la devono dare ai voti presumibilmente comprati ma alla loro incapacità di costruire un modello per il quale valesse la pena essere votati.
          cara martina, io so che tu vuoi fare le tue battaglie, ma non pendere dalle labbra delle persone con le quali vedi un momentaneo comune obbiettivo.

          • n. 5 - martina (autore) ha detto:

            Stefano,
            mai avrei pensato di dover leggere un commento come il tuo, per di piu’ uscito dalla bocca di uno della mia stessa squadra. Perche’ le mie battaglie, Stefano, dovrebbero essere le tue. Mi deludi.
            Ho scelto di risponderti pubblicamente perche’ tu ti sei spinto tanto oltre.
            Pendo dalle labbra di chi? Mi pensi tanto ingenua?
            Mi deludi perche’ invece di sentire il mio stesso schifo per quello che e’ accaduto, attacchi me che ho problematizzato.
            Dimostri di essere tra gli indifferenti dei quali parlo nell’articolo.

            • n. 6 - jozmile ha detto:

              Posso trovarmi d’accordo sul fatto che alle piazze sono state preferite le sale dei ristoranti o i teatri improvvisati, riducendo la qualità della campagna elettorale e la capacità del singolo elettore di distinguere contenuti programmatici e provenienze/destinazioni dei progetti politici dei candidati a sindaco. Vedere ancora oggi su artenaonline persone che si scandalizzano perchè M. Petrichella ha riconfermato elementi della amministrazione uscente mi lascia perplesso sulla vera capacità di comprensione di queste stesse persone.
              Totalmente in disaccordo sulla definizione che dai di colluso e sul fatto di scandalizzarsi per la (come la chiami) collusione di alcuni nostri concittadini. Vogliamo prenderci in giro? Vogliamo pensare che non c’è mai stata questa, cosiddetta, collusione? Vogliamo credere che le mappe studiate sui seggi elettorali sono invenzione di queste elezioni? @Guy debord da a mio avviso un indirizzo troppo personale e poco carino del commento verso te, poteva essere più pacato. Però, non posso non essere d’accordo con i contenuti dell’intervento. Non prendiamoci in giro: le mappe del voto, il voto in cambio di un posto di lavoro o di una licenza edilizia o altro (e c’è veramente tanto altro qui ad Artena), non sono una novità. Ci possiamo scandalizzare perchè sono state portate allo scoperto voci che non avevano più una copertura politica?

              Per ipotesi partiamo dalle concezioni (diffuse ma non dimostrabili) che l’imprenditore fa pressione sull’operaio e il politico ha la possibilità di favorire alcuni cittadini. Se è collusione votare in base ad un posto di lavoro non dimentichiamoci che grazie ad un malcostume profondamente radicato nella società italiana, il posto di lavoro in cambio di un voto te lo può dare l’imprenditore ma te lo può dare anche il politico. Non è vero? Quante persone lavorano presso la pubblica amministrazione, le forze armate, la pubblica sicurezza grazie ad una raccomandazione? E non solo. Certamente è più ricattabile l’operaio di un imprenditore (da parte sua l’imprenditore potrebbe difendersi cinicamente dicendo che almeno usa per mantenere i propri operai capitali che si è guadagnato, al contrario del politico che usa capitali dello stato). Ma quanti imprenditori (chiamiamoli imprenditori-collegati) lavorano presso gli enti pubblici (e con quali guadagni…) grazie all’intercessione del politico e per contro ripagano il politico con il voto dei propri operai? Passando ai numeri, considerando quella parte di operai che lavorano con l’imprenditore-collegato , qual’è la reale differenza tra un politico e un imprenditore per i voti che possono essere ricattabili? Chi ne ha di più? Chi è più colluso? E con i soldi di chi è colluso? Inoltre ai voti del politico dobbiamo pure aggiungerci gli eventuali voti di chi, diciamo per riconoscenza, si ritrova sistemato a vita (o solo per un po’) con facilità, magari (speriamo solo una parte) senza avere le dovute capacità e preparazioni per cui ti ritrovi tra l’altro dei servizi e dei prodotti che lo stato fornisce al cittadino con qualità e risultati da terzo mondo?

              Guardiamo cosa è uscito dalla tornata elettorale appena conclusa: tre liste hanno raccolto la quasi totalità delle preferenze. Chi c’è nelle tre liste? In due, imprenditori in prima persona, nell’altra imprenditori e politici di lunga data che hanno contribuito alla formazione di enti, società pubbliche e che sono referenti di imprenditori. Il termine colluso allora, definito secondo la logica che hai usato tu (colluso è chi accetta i compromessi), non è solo per una parte dell’elettorato, ma per il 99% degli artenesi. Gli unici non collusi, sempre in base alla tua definizione, che è quella per cui porto avanti questo ragionamento, sono i 347 votanti di Armando Conti, fino a quando non circoli voce su eventuali compromessi dello stesso (suvvia, diamo il beneficio del dubbio a tutti).

              Non c’è quindi da scandalizzarsi e scaldarsi tanto, sul dubbio che ci siano state pressioni da parte degli imprenditori sui propri operai. Non perchè sia giusto fare pressioni, ma perchè secondo me, è ipocrita chiedersi se sono state fatte.

              Le pressioni ci sono state come da sempre ci sono. Invece di scandalizzarci, dovremmo iniziare a chiedere a tutti di non accettare compromessi innanzitutto quando si presentano le liste elettrorali, riducendo in questo modo l’importanza che si da a queste pressioni. Ma fino a che punto possono farlo i singoli elementi della politica artenese odierna?

              • n. 7 - Giulietta ha detto:

                @ fenis:
                Mi dispiace leggere le tue parole.
                Le battaglie di Martina non dovrebbero essere anche le tue battaglie? Non vi dovremmo partecipare tutti?
                Non dovremmo tutti, giovani in primis, batterci per un mondo migliore
                ( si, Guy Debord, questo mondo e’ davvero brutto!), onesto e non furbo, chiaro, trasparente, libero?
                Leggo tra le righe una sorta di accettazione mista ad indifferenza verso tematiche che dovrebbero interessare l’intera societa’ civile?
                Siamo davvero cosi’ abituati a quest’etica viziosa da regire in questo modo? Di questi tempi non possiamo permetterci questa imperturbabilita’. Proprio tu, come padre di questo blog e in quanto giovane, dovresti essere promotore di una cultura capace di risvegliare le coscienze, attenta alle dinamiche che ci circondano, abile nel costruire una nuova forma mentis che ci permetta di svincolarci e non cadere in certi meccanismi malati.
                Caro Stefano, De Andre’ avrebbe commentato te e chi come te sta fermo a guardare :
                “anche se voi vi sentite assolti, siete lo stesso coinvolti”.

                • n. 8 - elhombrito ha detto:

                  @tutti: purtroppo ora non ho tempo di commentare come vorrei, prometto di farlo appena sarò più tranquillo.
                  Vorrei solo invitarvi a rileggere il commento di Fenis.
                  Nel suo commento non c’è un accettazione mista ad indifferenza.Nelle sue parole c’è una chiave di lettura molto interessante.
                  Quello che Fenis fa ed ha fatto non è contenuto in un commento, e invito chi la pensasse così a ragionare sul fatto che se esiste questo sito e stiamo quì a parlare di queste cose è perchè Fenis c’ha buttato dentro impegno tempo, soldi e passione. Quindi prima di bacchettarlo cercate di ragionare. Fenis è uno di quelli che ha cercato di combatterle le battaglie.
                  Si questa è anche la nostra battaglia. Martina che conosce Fenis avrebbe dovuo capire il senso delle sue parole, se ci avesse riflettuto su, sarebbe rimasta di certo meno delusa.
                  Comunque, “Ho scelto di risponderti pubblicamente perche’ tu ti sei spinto tanto oltre”. Non state facendo una cosa sbagliata. Il fatto che giochiamo nella stessa squadra non significa che dobbiamo esimerci dal confrontarci pubblicamente. Lo facevamo prima, poi abbiamo perso questa sana abitudine.
                  Sarebbe il caso di recuperarla. Quindi saluto con piacere questo ritorno al confronto.

                  • n. 9 - sphalman ha detto:

                    @ fenis
                    nel commento hai scritto “io so che tu vuoi fare le tue battaglie, ma non pendere dalle labbra delle persone con le quali vedi un momentaneo comune obbiettivo…” Fenis sono pienamente d’accordo con te, specie
                    se tra queste persone vi è quel volpone di Felicetto Angelini che da sconfitto non sa che che appellarsi alla pura DEMOGOGIA…proprio lui parla di trasparenza ,che qualche scheletro nell’armadio c’è l’ha eccome…

                    • n. 10 - Guy debord ha detto:

                      Questa è una vera discussione, è una deliziosa operazione verità! Sembra quasi l’inizio del 68° la famosa presa di parola. Tutti si alzano e dicono la loro. In faccia a tutto il mondo. Io volevo essere volutamente scortese con Martina perché mi sembra una che se provocata può dare il massimo. Vediamo se reagisce. Una donna intellettualmente capace incazzata dovrebbe essere molto bella. Mai come oggi sia Luca che Stefano vi sento come dei veri fratelli. Molto accurato il ragionamento di Luca, affilato quello di Stefano. Ma io qualche soluzione la indico. Nessuno di noi è rassegnato allo stato di cose presente cara giulietta degli spiriti democristiani( per dirla con Fellini) . Altrimenti non mi chiamerei Guy Debord. Le proposte sono due e non si escludono. Uno: creiamo isole libere. Come dicono Goffredo Fofi e altri. L’altra è molto semplice: occupiamo la sede del partito democratico ad Artena. Perché per me questa assomiglia alla rivolta di una ideale “base” della sinistra contro un pseudo- vertice arrogante e perbenista. Questo lo dico solo come ipotesi di lavoro, di analisi teorica. Cioè se si vogliono cambiare le cose le dobbiamo cambiare da lì. Incursione anarchica e libera. Oppure per noi questa classe dirigente non esiste proprio allora corriamo da noi. Ma io mi taccio perché da vecchio rivoluzionario io sono il detonatore. L’esplosione la voglio vedere dal mio artificiere preferito: il vecchio Corsetti. Vediamola sta base dei guerriglieri elh. Fammi vedere un po’. Il detonatore ora ce l’hai.

                      • n. 11 - elhombrito ha detto:

                        @Caro vecchio Guy(se non sapessi che la tua identità celata è dovuta a motivi passional/sessule ti sputtanarei subito :) ) :il concetto di rivoluzione è stato espresso nel peggiore dei modi da un vecchio panzone che con il libretto rosso stretto tra le mani ha distrutto un paese e contribuito a distruggerne un numero indefinito vicino i suoi confini. Quel vecchio panzone, però, introdusse un concetto che ora ritengo sia fondamentale riprendere.
                        La tabula rasa per Mao, era la base della sua rivoluzione culturale. Sorvolando sulle terribili conseguenze che quel semplice concetto evocò, ritengo che la nostra generazione abbia la necessità di fare proprio questo concetto. Senza esternare alcuna valutazione sulle figure politiche chiamate in causa, ritengo che sia neccessario, per noi, scavare un nuovo fossato.
                        Ciò che questa classe politica ha prodotto è il paese che abbiamo davanti agli occhi tutti i giorni. E a me questo paese non piace. A questo punto potremmo entrare a far parte di quella politica che ci ha condotti fin quì, tentando di cambiarla dall’interno. Purtroppo però , tendo a pensare che la politica ed i partiti che ne sono espressione, si producano incessantemente nel tentativo di rigenerare se stessi, creando una classe dirigente che non è altro che la continuazione inevoluta della classe dirigente che l’ha preceduta, iniziata alla carriera politica e lasciata crescere in una sorta di patriarcale processo di avvicendamento generazionale.
                        La tabula rasa. Questo ritengo sia necessario. Decidere la nostra via all’evoluzione. Arrampicarci dall’esterno lungo la montagna gerarchica della politica. Prendere prepotentemente l’attenzione della gente, fino ad essere un grido al quale nessuno può mostrare indifferenza. nessuna concessione, nessun favoritismo, nessun gemellaggio. Certo la strada della tabula rasa ci porterà a voltare le spalle ad amici che ci credevano leali, politici che ci credevano malleabili ed accondiscendenti. La rivoluzione non è un gioco. Pur se ridotta ai minimi termini, in un territorio come quello di Artena, il voler giocare al rivoluzionario pretende un obolo pesante.
                        Quando ognuno capisce cosa deve sacrificare per la causa, il gruppo si sfoltisce, cadono i capi ed i gregari, ma forse,il germoglio del cambiamento sarà già troppo robusto per essere srdadicato. Ed allora sui muri dei palazzi leggeranno che “una risata ci seppellirà”.
                        A quel punto sarà tardi per comprare, tardi per vendere.
                        Questo è un cammino lungo, caro guy, nel quale nessuno può rimanere fermo sulle proprie posizioni. Non c’è retrovia, solo avanguardia.
                        E non possono esserci ruoli.
                        Una cosa te la dico, e la sai già…Se vuoi vedere qualcosa esplodere, non ti basterà fare il detonatore.
                        Purtroppo se pensi che io possa essere un buon artificere, devi venire con me a mettere le mani sulla carica. Altrimenti non c’è spazio per chi accende la miccia e poi rimane a guardare.
                        Lascia perdere per un attimo la geometria e fai quello che meglio sai fare, e che più ti piace.
                        P.s. scusate questa divagazione…sono cose tr me e guy :)

                        • n. 12 - Damiano ha detto:

                          non condivido appieno il discorso di Martina, non ho bisogno che Renato o Felicetto mi facciano osservare alcune cose, le vedo benissimo da solo. Non mi piacciono, ma di certo non le ho provocate io…ad Artena ma più in generale in Italia, è mancata una classe dirigente che sapesse rappresentare i propri elettori, delle figure di spessore che non lasciassero spazio al potere economico, ma al contrario lo indirizzassero.
                          Nessuno di noi vuole parlare di indifferenza, non credo che Fenis e gli altri non l’abbiano dimostrato, hanno tenteto di scardinare quel sistema del silenzio, che per anni ha girato intorno al nostro comune, favorendo la partecipazione di più occhi.
                          non credo però sia più tempo di rivoluzioni, invece penso che oggi occorra partecipare ai processi decisionali per renderli più vicini alle nostre idee. Dare un’impronta del nostro passaggio più o meno marcata a seconda delle nostre capacità, senza pretese di assoluta verità.
                          Milito in un partito ma non per questo devo abbassare la testa ad ogni scelta operata ( è un segno di discontinuità). Nulla di personale contro nessuno, ma certo non posso condividere che nelle tre liste si presentassero più o meno allo stesso livello i soliti schemi: quelli che hanno i voti(imprenditori) + qualcuno nuovo che ha i voti + politici vecchi che hanno esautorato la loro funzione.
                          Per governare una società servono tutte le rappresentenze, ma almeno devono essere preparate, consapevoli del compito che gli spetta, e responsabili per le scelte che opereranno.
                          Quest’ anno l’unico che si è distinto è stato Armando Conti, una campagna elettorale sul programma, sulle proposte, ed anche se non ho condiviso il progetto mi è piaciuta la forma.
                          Stare tra le persone, dire la propria e accettare il confronto, sereno, pacato, senza temere di perdere consensi.
                          é vero sono mancate le piazze, ma anche quelle presenti, di certo non erano interessate…vedesi Pzza Valentini,Colubro ecc.
                          Il problema è l’interesse che si deve suscitare nel cittadino, nella capacità di renderlo partecipe della discussione (che cmq lo rigurda e lo riguarderà), altrimenti entra in gioco il sistema del partito-impresa e allora non si combatte più ad armi pari.
                          Martina grazie per aver acceso il confronto, in questo paese difficilmente ci si riesce.

                          • n. 13 - tupakka ha detto:

                            alcune considerazioni sull’articolo e sulla discussione che ne è seguita:
                            sembra che molti di voi non diano importanza al voto di scambio (che è una cosa) o al voto “forzato” o semplicemente comprato. Non vorrei passasse che noi consideriamo queste cose come normali, se ci sono state delle forzature è sempre e comunque bene parlarne, perchè se questi atteggiamenti si sono susseguiti negli anni è anche perchè nessuno ne ha mai voluto parlare apertamente. Queste sono state le nostre prime elezioni vissute come Artenaonline e omettere queste cose sarebbe stato una dimostrazione di appiattimento. Proprio per questo è da annotare, non osannare nè adorare, che ci sono state delle persone che hanno detto, pubblicamente nelle piazze, ma anche più velatamente sul nostro blog (penso ad impegnocivico) quello che è accaduto.
                            mi sento di aggiungere che ora la campagna elettorale è finita e le elezioni ci hanno portato in dote una maggioranza votata dal 39 % degli elelettori. Non penso che nè Martina, nè Centofanti, nè Angelini, nè Artenaonline pensi che il risultato delle elezioni possa essere stato compromesso da illeciti.
                            Come diceva Stefano ora la cosa da notare è anche un’altra: la vittoria di un modello culturale e una sconfitta della politica.
                            la lista Artena Futura ha mostrato quanto sia forte il legame tra gli imprenditori e la popolazione, un legame che va probabilmente al di là del semplice rapporto datore di lavoro/dipendente. Se si guardano i dati, 4 dei 5 candidati più votati sono infatti noti imprenditori (manolo bucci, loris talone, sergio di cori, massimiliano petrichella) e probabilmente non è un caso che 3 di questi 4 appartengano ora alla nuova maggioranza. gli elettori hanno votato loro preferendoli ad altri candidati politici. E questa è stata una delle mosse vincenti di Artena Futura, che grazie alla loro presenza ha potuto bilanciare la flessione incontrata dai rappresentanti della vecchia maggioranza. Sicuramente va dato loro il merito di essere stati riconfermati ma allo stesso tempo si può notare come il primo rappresentante della passata maggioranza sia con 180 voti P. Mattozzi (9° tra tutti i candidati) mentre per trovare un uomo della originaria squadra della pecorari si deve scendere fino al 13° posto con Augusto Angelini. Questo si aggiunge al fatto che due importantissime realtà imprenditoriali erano candidate alla carica di sindaco, cioè lo stesso Petrichella e Fiorentini, mentre molte altre, con più o meno successo erano presenti nelle liste. Tirando le somme, diventa palese la vittoria dell’imprenditoria sulla politica. Quali ne sono le cause? Da cosa nasce la necessità per un imprenditore di scendere in politica? E perchè un elettore si fida di più di un imprenditore piuttosto che di un politico? Quale mosse comunicative possono aver fatto la differenza?

                            quoto damiano: “é vero sono mancate le piazze, ma anche quelle presenti, di certo non erano interessate…vedesi Pzza Valentini,Colubro ecc.
                            Il problema è l’interesse che si deve suscitare nel cittadino, nella capacità di renderlo partecipe della discussione (che cmq lo rigurda e lo riguarderà), altrimenti entra in gioco il sistema del partito-impresa e allora non si combatte più ad armi pari.”

                            ps Martina è una pasionaria, è una ragazza che avrà dei difetti e dei pregi, come tutti, ma affermare che possa pendere dalle labbra di qualcuno mi sembra quantomeno un’esagerazione

                            • n. 14 - elhombrito ha detto:

                              un’altra considerazione che fin quì mi sembra sia sfuggita:di certo la campagna elettorale passata si è giocata per lo più nei ristoranti e sotto le tende. Ma una cosa non possiamo negarla.
                              Come dice Marti,”Io preferisco le piazze, preferisco che, se si ha qualcosa da dire, la si dica in piazza. Programma, facce dei candidati, errori di valutazione, tutto alla luce del giorno.”
                              anche io preferisco le piazze. Purtroppo però, nelle piazze non ci sono più facce da guardare, non ci sono folle ad ascoltare e giudicare.
                              Guardiamo cosa è successo alle rare occasioni in cui i candidsati si sono presentati pubblicamente: penso ad esempio alle manisìfestazioni di Erminio o di Armando. La piazza dov’era? Dov’era questa bella realtà che tanto rimpiangiamo?
                              pensiamo invece alle cene, quanta gente, giovani soprattutto, sedevano tra i tavoli di ciacitto, chiocchiò sestilia o tafano?
                              Allora un mea culpa, da elettori, dovremmo anche farlo.Il politico in fin dei conti è come un commerciante, ha un prodotto da vendere e deve trovare il modo migliore per promuoverlo. Se la gente avesse disertato i ristoranti e riempito le piazze, state pur certi che il giorno seguente avremmo avuto oratori in ogni angolo della città.
                              E’ quì che torno alla necessità di una vera rivoluzione culturale. Non possiamo sperare che il cambiamento venga dall’alto. Noi siamo l’acquirente, è da noi e dalla nostra coscienza nel “comprare ” che dipende la qualità del prodotto.
                              Iniziamo a frequentare le piazze. In primo luogo si potrebbe cominciare con i consigli comunali.
                              Sarà vera rivoluzione quando al consiglio, gli amministratori sapranno che dovranno dare conto del loro comportamento non solo ai quattro pensionati, il vigile, i ragazzi del service e quattro scemi di artenaonline.
                              Quando la sala consiliare inizierà a riempirsi di giovani, allora staremo facendo la nostra “rivoluzione”.
                              Un’altra cosa. Non è che noi di artenaonline non denunciamo il voto di scambio perchè lo sottovalutiamo.
                              Non denunciamo il voto di scambio per serietà.
                              Quando ci si prefigge l’obiettivo di fare “giornalismo”, questo presuppone che, anche nella situazione più ripugnante, anche quando un fatto provochhi lo sdegno peggiore, non ci si lasci andare alla tentazione di denunciare un accadimento sulla base delle chiacchiere, bensì si cerchi la famosa “pezza” sulla quale basare le proprie affermazioni, altrimenti si fà ciò che abbiamo sempre cercato di evitare, il chiacchiericcio da bar.
                              In questo appoggio il comportamento di Marti che, infatti, riporta solo quanto detto da Renato e Felicetto.
                              quanto all’affermazione “Torniamo a Renato, uomo che si prende la responsabilità politica di fare affermazioni scomode da un punto di vista legale, e conforta noi che sentivamo questo senso di impotenza di fronte a quello che accadeva.”
                              Marti, io non mi sento affatto confortato. Pur apprezzando il peso delle affermazioni di Renato, ed apprezzando il coraggio avuto nel farle, come pure ha fatto Felicetto in consiglio, Avrei preferito una presa di posizione più rigida.
                              Nel senso che se riteneva così negativo e rischioso l’intervento dell’imprenditore in politica, con la stessa passione avrebbe dovuto far valere il suo peso politico per opporsi anche agli imprenditori che portavano acqua al suo mulino, altrimenti fare una scelta forte e tirarsi indietro, restando fedele alle sue idee.
                              Perchè il rischio di legare i propri operai con un rapporto di sudditanza psicologica e riconoscenza verso il proprio datore di lavoro, esiste sempre, in ogni esperienza impreditoriale.
                              Dato che non abbiamo prove sulla reale coercizione di alcuni imprenditori sugli operai piuttosto che altri, o ci si pone contro il fenomeno in assoluto, evitando che il rischio congenito si trasformi in realtà, e si rifiuta l’ingerenza di tutti gli imprenditori, amici e nemici, oppure ci si attiene ai fatti, e alle prove evidenti, prima di fare affermazioni che incidono sull’andamento delle elezioni.
                              Io cerco sempre di attenermi ai fatti.
                              Ed i fatti, sono che la lista artenafutura ha vinto, e se veramente qualcuno ha ricevuto pressioni forti, aspetto una prova di coraggio.
                              Può scrivere la sua storia sulle pagine del sito. Fino ad allora, non mi sentirò autorizzato a combattere nessuna battaglia contro un nemico della quale colpevolezza non sono certo.

                              • n. 15 - ninconanco ha detto:

                                @ Tuppaka
                                hai centrato il problema, chi vuole proporre qualcosa deve partire dalla tua analisi.

                                • n. 16 - Damiano ha detto:

                                  Scusate, avevo capito male il senso della “rivoluzione”…concordo in pieno che per modificare un sistema occorre essere determinante per il suo funzionamento, ed in questo caso da cittadini prendersi la resposabilità di controllare se e come, gli eletti, portano avanti quanto promesso in campagna elettorale.
                                  Capire come si intende portare avanti quella idea di futuro che tanto e male si è spesa, tenendo anche presente il ruolo della opposizione, in quanto dall’altra parte siedono oltre 5000 elettori il 57% della popolazione del nostro paese, la quale ha riposto fiducia in Erminio, Fiorentini e gli altri.
                                  Anche se, ripeto, non mi piacevano gli schemi delle 3 liste, gli elettori gli hanno dato mandato, ed è giusto che lo portino avanti nel migliore dei modi, se tra 5 anni vogliono riaffermarsi.
                                  Ma al contempo è giusto che tutti noi operiamo un controllo, non ci si può sempre lamentare delle amministrazioni e degli eletti che non fanno il loro dovere, se ognuno di noi non fa’ il proprio.
                                  Altrimenti vince chi gioca, chi non si fa’ fregare le carte dal mazzo, ed è legittimato poi a giocarle (non contrastiamo nessuno se non andiamo a votare, lo facciamo se votiamo diversamente).

                                  Posso serenamente affermare che la classe politica ad Artena ha perso non per meriti altrui ma per demeriti propri.
                                  Se il cittadino da fiducia al modello imprenditoriale, si, può dipendere dall’esempio nazionale, ma certo e soprattutto dalla mancanza di alternativa data nel locale.
                                  Mi vengono in mente paesi limitrofi come Valmontone, Genazzano, Cave… dove anche se parliamo lingue politiche diverse, sempre di politica si parla.
                                  Anche se non può negarsi che quando si partecipa ad un qualsiasi processo decisionale, qualunque veste si porti, sempre politica si fa’.

                                  non credo Martina abbia bisogno di essere difesa, sa farlo benissimo da sola, anche perchè non pende dalle labbra di nessuno, e ci piace così come è.

                                  • n. 17 - Guy debord ha detto:

                                    Stare tra le persone, dire la propria e accettare il confronto, sereno, pacato, senza temere di perdere consensi. Scusate, avevo capito male il senso della “rivoluzione”… Vedo che dopo l’incendio molti si esercitano nel ruolo di pompieri.Qunado si inizia con il serenamente, pacatamente ecc.. Si rischia poi di fare la fine di Cettolaqualunque il personaggio di A. Albanese. Spero Damiano che non sia la tua fine. Quanta acqua buttata! Io la rivoluzione la immagino come in Giù la testa di S. Leone caro ELh. E a premere il detonatore Juan miranda e John mallory erano in due. Comunque è bello vedere che si ragioni sui termini “rivoluzione”, “partecipazione”, sul senso di questa nostra piccola classe dirigente. Ma non era ora che lo facessimo anche in termini un pò duri? Non è già questa una piccola rivoluzione interna?

                                    • n. 18 - Damiano ha detto:

                                      carissimo Guy, punti di vista diversi li abbiamo sempre avuti, ma mi pare che entrambi cerchiamo di fare il nostro meglio per cambiare questo modello culturale che non ci piace.
                                      Non credere di essere sempre dalla parte del giusto, ognuno ha la sua giustezza, che si confronta con quella degli altri…sono i fatti poi che decidono chi l’ha avuta vinta.
                                      é da tempo chi mi interrogo sul nostro paesello, e di deduzioni ne ho fatte molte, allo stesso tempo credo altri lo abbiano fatto,discuterne poi mi appassiona, ma non credo possa parlarsi di rivoluzione semmai di confronto.

                                      • n. 19 - silvia ha detto:

                                        Ma perchè noi giovani dobbiamo sempre avere il pallino del guardare per forza al passato? Ma perchè, carissimo Guy, la rivoluzione è solo quella “sanguinaria”? Le cose trascorse restano lì, fissate nel tempo. Rivoltare qualcosa ha senso se si ragiona tenendo conto di tutto quello che sta attorno a quella cosa, in quel luogo, in quel momento. L’avete detto voi, non è più il tempo della politica della piazza. Allora o ci si reinventa oppure si finisce per essere la brutta copia di quegli stessi personaggi che tanto critichiamo. Rivoltare qualcosa significa non abbassare la testa di fronte ai “tromboni”, essere preparati per smascherare le falsità e le distorsioni, avere il coraggio delle proprie idee, credere sempre nelle proprie battaglie soprattutto quando quelle battaglie le sentono in molti, ma soprattutto maturare uno spirito collaborativo perchè le battaglie (anche quelle per niente rumorose, di principi) sono potenti se sono in molti ad urlare la stessa idea….poco casino, niente tafferugli eppure è rivoluzione: il rumore che fa il rompersi di un sistema è tanto forte nella testa di chi che quel sistema l’ha retto da semopre…se questo non è allora si lascia un vuoto colmato proprio da quelle brutte pratiche di cui sopra, che non sono politica, ma che purtroppo ne occupano il posto….

                                        • n. 20 - elhombrito ha detto:

                                          we..fermi tutti…chi ha parlato di rivoluzione sanguinaria?
                                          Rimane comunque valido, per conoscere la mia posizione in merito, l’articolo sogno causato dal volo di un ape, di qualche tempo fà

                                          • n. 21 - Guy debord ha detto:

                                            Niente passato silvia, qua si guarda al futuro che è pieno di nubi. La rivoluzione più grande che uno possa fare è quella dentro di sé, quella dello Spirito. S. Paolo che cade da cavallo non cade fisicamente. Cade sui propri errori, sulle proprie ipocrisie. Cade nell’aver sbagliato battaglia. L’impero romano era un sogno violento di potere e di gloria. E Paolo cambia radicalmente la sua vita. La violenza è solo un accidente della storia, non ci passa per la testa di teorizzarne l’uso in assoluto. Ma nemmeno di demonizzarla in assoluto. Volevi far la guerra ai nazisti con i fiori? Difficile. Un grande del novecento G. Steiner parlando dell’epoca futura ha candidamente affermato “e se finisse tutto in un grande massacro”. Non parlava di Artena certo. Questa benedetta parola rivoluzione bisogna farla prima dentro se stessi come Paolo cara silvia allora si comincerà un percorso nuovo, ma cosa credi che il passato non ti serva? Per anni ho sentito stupidate del genere “basta guardare al passato!”. Mi ricordo di assemblee al Liceo in cui maniche di coglioni vestiti alla moda ripetevano stancamente questa assurda litania. Lo facevano perché volevano godersi il mediocre presente di cui erano i figli migliori , senza una idea, uno scontro, una scintilla, la voglia di mettersi in gioco. Il passato caro Elh con tutte le tue api che vengono a pungerti non è archeologia, non è nemmeno tabù, il passato è fatto per essere rotto, ma prima con la tradizione devi farci i conti e seriamente. Poi la superi con la forza delle idee. Hai voglia a romperne di Sinedri, di Templi cara silvia prima quelli di casa, poi quelli fuori. Paolo non fu più lo stesso. E tu ci riesci a fare una cosa del genere ?

                                            • n. 22 - silvia ha detto:

                                              Certo Guy da te il riferimento a San Paolo non me lo sarei mai aspettato! Ma vedi, un popolo senza memoria, senza ricordo non credo possa essere veramente consapevole di quello che vive, giorno per giorno. E non penso sia questo il termine del discorso, dato che su questo conveniamo. Io credo che le persone veramente superiori, del nostro glorioso passato, hanno fatto cose importanti perchè hanno saputo guardarsi indietro, prendendo il significato delle cose trascorse e riadattarlo al loro tempo, al loro mondo…..non credo che si possa sempre vedere o tutto bianco o tutto nero…..non è “basta guardare al passato”; guardiamoci ma con spirito critico e intelligente, prendendo quello che c’è stato di buono (sai, le cose viste da lontano, un pò sbiadite, appaiono sempre migliori), cercando di capire perchè in quel momento era buono. Sai certe volte io rimprovero i miei compagni di partito perchè hanno il maledetto vizio di voler cambiare le cose, di voler sapere senza mettere il naso fuori dalla stanza in cui si ragiona. Bisogna prima di tutto conoscere quello che abbiamo intorno per cambiarlo veremente….e quello che abbiamo intorno è il presente….la consapevolezza di quello che è stato la porti dentro di te, ma quando sei impegnato in una vera “rivoluzione” hai poco tempo per pensare a quanto era, ti devi occupare di come sarà……sarebbe già rivoluzione se riuscissimo a dare la definizione del nostro tempo senza appellarci a citazioni del passato; attingiamo da loro per lo spirito che hanno ma iniziamo a mettere un pò di farina del nostro sacco….

                                              • n. 23 - Guy debord ha detto:

                                                Quelli non sono compagni di partito si chiamano “sodali” di partito non fare questi errori che poi ti cacciano. Per la definizione del nostro tempo abbiamo bisogno prima degli esercizi spirituali di Ignazio di loyola poi la troviamo. Se ci rifletti bene sta venedno fuori gìà da questo dibattito. La vecchia via è morta potremo fare un corteo funebre con dentro le frasi più belle degli ultimi anni. Cose del tipo: “Quando il partito decide bisogna stare tutti insieme”, “Eh l’esperienza che abbiamo noi una cosa che non potete immaginare”, “quello si che è un uomo colto, sa scrivere sa parlare in pubblico”( solo che dice un mucchio di stronzate e usa termini a sproposito), Non ti preoccupare in futuro ti appoggio io basta che tu ora però……..
                                                L’elenco è lungo ci potremo divertire a fare le frasi e a mettere le faccie delle persone che per anni le hanno pronunciate.

                                                • n. 24 - jozmile ha detto:

                                                  @martina @Giulietta torno a rispondervi ora, dopo qualche peripezia che mi ha tenuto lontano dalla rete. Come già ribadito da qualcuno, sia chiaro: non siamo indifferenti, non siamo imperturbabili e non rimaniamo a guardare. Innanzitutto, di base, noi componenti di artenaonline siamo un gruppo di persone che discutono tra di loro un argomento, anche se abbiamo un pò abbandonato questa caratteristica. Partecipiamo attivamente alla discussione in pubblico riportando le nostre posizioni, che possono essere diverse. Ed avere una posizione diversa non significa essere indifferenti verso una tematica, o non portare avanti la battaglia. Nel suo commento @fenis non voleva accettare lo stato delle cose, che è quello tu voti me e io faccio a te, pratica ben diffusa da quando esistono le elezioni. Il discorso è che la battaglia va fatta contro un sistema e non contro dei nomi. Tutto il sistema. Anche quello di cui fanno parte Renato Centofanti e Felicetto Angelini. Se @martina avrebbe parlato con qualcuno delle altre liste avrebbe sentito le stesse cose riguardo gli avversari politici. Perchè le elezioni vanno così. Ma l’affermazione le elezioni vanno così non significa che va bene così e bisogna rinunciare a cambiare il sistema (o almeno a provarci).
                                                  Troppo spesso dietro la candidatura di una persona, sia sindaco che lista, non ci sono le capacità tecnico-amministrative o un progetto comune, ma la conta dei voti. Questo sindaco lo appoggiamo perchè ci porta in dote tot voti. Nella lista questo signore ci garantisce tot voti. Così si vincono le elezioni. Anzi, si sono vinte anche questa volta.
                                                  Che battaglia dobbiamo fare noi che siamo la nuova generazione? Innanzitutto non chiniamo la testa. Facciamo sentire la nostra voce. Guardiamo ai problemi del paese, guardiamo chi li ha creati, guardiamo chi ha fatto si che non venissero risolti finora e chiediamone spiegazione a chi di dovere, proprio nel momento in cui più serve (quello in cui fa più male), che è quello in cui un cittadino dovrebbe capire per chi fare quel segno. Cerchiamo di fargli capire (all’elettore) che peso hanno avuto questi sbagli, per cosa si sta vendendo. Che vada alla cene e alle feste questo elettore, che male c’è? Si faccia fare i favori e prometta pure il voto a qualcuno. Poi però insegniamogli che in cabina elettorale deve attivare il suo cervellino per capire a chi realmente dare fiducia. E ripagare con la stessa moneta chi vuole potere per i propri interessi personali. Così vediamo se al prossimo giro di giostra ci promettono ancora posti di lavoro e terreni edificabili invece di un paese finalmente normale. E incominciamo noi a farlo con un mea culpa: quante volte votiamo per simpatie personali? Quante volte perchè ci fidiamo di un conoscente? quante altre perchè per inerzia seguiamo un partito politico? E col senno di poi, quanto di quel voto è dato per meriti e capacità amministrative?
                                                  Eccola allora la rivoluzione come la intendo io (cari @Guy Debord e @Damiano e @Silvia): capire innanzitutto noi stessi cosa significa votare, capire che un favore può sistemarti ma può anche condannarti, capire che le ideologie e le appartenenze politiche non sono bastate finora e non bastano a giustificare un voto.
                                                  Quando vengono prese decisioni dall’alto, non rimaniamo a parlarne in gran segreto. Veniamo fuori alla luce del sole, se non ci vanno bene chiediamone pubblicamente spiegazione. Ma facciamolo verso tutto e tutti, perchè il risultato di quello che abbiamo davanti non è responsabilità di pochi, ma di tutti.

                                                  Tutti.

                                                  “…non è la fame ma è l’ignoranza che uccide…”

                                                  • n. 25 - Guy debord ha detto:

                                                    Allora lo facciamo questo corteo? Forza joz non è che perchè sei andato al concerto dei Litfiba non puoi scendere fra noi comuni mortali. Come hai bei tempi: Corteo!Corteo!.

                                                    • n. 26 - Damiano ha detto:

                                                      Guy hai ragione di quelle frasi celebri occorre proprio farne un corteo funebre…sembra che il mondo sia girato intorno solo alcuni personaggi.
                                                      Abbiamo un comune amico che di tali espressioni ne fa’ un cavallo di battaglia, o molto spesso un modo per uscire da un discorso che non sa argomentare.
                                                      Non dico che il bagaglio di una vita sia da mettere da parte, ma neanche che una battaglia non vada combattutta perchè l’esperienza altrui ritiene che sia sbagliato o inutile.

                                                      • n. 27 - pepe ha detto:

                                                        Caro Sphalman perchè non ci fai conoscere gli scheletri nell’armadio del dottor Felicetto Angelini? Sarebbe più interessante poter commentare cose realmente avvenute o forse è demagogia proprio la tua!

                                                        • n. 28 - Domandina ha detto:

                                                          Come mai Artena Futura non è partita con il futuro?

                                                          • n. 29 - nessuno ha detto:

                                                            @silvia,
                                                            concordo con il tuo intervento,(post 19)
                                                            piano piano ci si arriva al nocciolo della questione.
                                                            Si continua a parlare di rivoluzioni,di arrampicate alla montagna,di richiami di piazza, di cortei.
                                                            Ma forse questo non fa’ per noi, o forse piu’ semplicemente non fa’ per me.Anche se sarebbe bello.
                                                            Noi, o forse io , non siamo disposti a pagare l’obolo che diceva elhombrito .Troppo oneroso.
                                                            Altrimenti ci saremmo gia’ esposti politicamente in prima linea .
                                                            E forse, saremmo scesi anche noi a compromessi, chi lo sa’?!.
                                                            Pero’ per tornare a noi ,ed anche al tema della discussione (l’azienda partito),
                                                            qualche cosa potremmo farla anche senza “spargere sangue”.
                                                            Quale e’ la vostra preoccupazione riguardo al partito impresa (o come qualcuno chiama il comitato d’affari)?
                                                            Che adesso ci asfalteranno pure villa borghese, Jo campo sportivo ,e le du preci ?
                                                            E allora cerchiamo di impedirglielo.
                                                            Chiediamo al neo sindaco,lui che ha giurato sulla trasparenza ed ha fatto della consulta popolare, il suo cavallo di battaglia ,di istituire una” commissione di controllo” fatta SOLO da esponenti dell’opposizione, incluso anche esponenti della lista esclusa dal consiglio .
                                                            Una commissione chiaramente senza diritto di veto sulle decisioni,ma che svolga compiti di controllo di tutte le spese .Che abbia diritto di chiedere conto su tutte le operazioni di uscita, e nei confronti della quale, l’ istituto preposto, abbia il DOVERE entro tempi stabiliti di fornire le documentazioni richieste.
                                                            Una commissione che si interessi e faccia chiarezza sui lavori di somma urgenza e che controlli la corretta aggiudicazione degli appalti;
                                                            che faccia pressione perche gli appalti vengano aggiudicati al massimo ribasso.
                                                            E pubblicando magari su questo sito l’esito dei controlli.
                                                            E poi ,
                                                            quale e’ un’ altra vostra preoccupazione riguardo il partito impresa?
                                                            Che qualche terreno che si diceva acquistato dal sindaco (o dal resto delle loro 40 aziende) diventino edificabili?
                                                            Chiediamo allora conto sui beneficiari di quei provvedimenti e sui proprietari di quei terreni ,chiedendo magari lo storico degli ultimi 10 anni (e nel caso in cui fossero aziende, chiedendo i nomi delle persone a cui fanno capo le stesse).
                                                            E poi ,
                                                            quale e’ un’altra vostra preoccupazione ?,
                                                            che attraverso un sistema di triangolazione delle tante aziende del sistema (io ti faccio vincere qui ,e tu mi fai vincere li’) riescano comunque a fare impresa con la cosa pubblica a danno nostro?
                                                            E cerchiamo di impedirglielo ! aiutatemi voi come!
                                                            La nostra mission non e’ cercare di rendere la vita difficile a questa amministrazione ,dobbiamo semplicemente rafforzare il modello democratico del nostro comune, anche perche, da questo rafforzamento se ne avvantaggerebbero tutti in futuro , compresi i componenti di questa stessa amministrazione, una volta esaurito il loro incarico.
                                                            Far sentire il fiato sul collo su questa e sulle future amministrazioni, soprattutto su quello che potrebbe essere il conflitto di interessi e’ uno strumento democratico che , anche il sindaco accettera’.
                                                            Anche perche lui l’ha detto che sta’ li per la gente e non per se stesso.E noi ci crediamo.
                                                            Ma ora vediamo come evolve la discussione:
                                                            quali sono le vostre preoccupazioni sul partito e come cerchereste di risolverle?
                                                            Quali sono i provvedimenti che bisognerebbe prendere per migliorare il nostro futuro?
                                                            Sfruttiamo questo sito per dire la nostra , sfruttiamolo come terreno di consulta ,
                                                            facciamo arrivare tante idee o proposte .vi assicuro che le nostre voci arriveranno a bersaglio.
                                                            Anche perche i l ”partito”, segue questo sito, ma credo che ancora non ne abbia il controllo.Quindi non abbiate paura.
                                                            Quello che diremo qui , sara’ un istanza diretta al sindaco , se poi non ci ascoltera’, fra cinque anni ,ce ne ricorderemo .
                                                            P:S: Io non ce l’ho col neo sindaco : l’ho pure votato .Ce l’ho col tipo di politica che a tutti i livelli ci sta’ portando sul baratro.
                                                            Facciamo qualcosa!
                                                            Saluti a tutti da nessuno