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2.300.000 euro di finanziamento pubblico spesi per avere una cattedrale nel deserto?

22 aprile 2012 visto 525 volte 3 Commenti Scritto da

In relazione alla normativa vigente (decentramento amministrativo) che prevede per i Comuni la possibilità di mettere a disposizione degli organi di stampa, la documentazione relativa agli atti amministrativi, riportiamo un interessante inchiesta di Luigi Biagi, pubblicata sul settimanale La Tribuna che riguarda la gestione dell’appalto pubblico del palasport  attualmente   incompleto.

Stiamo parlando dei nostri soldi pubblici per avere un’ opera inutilizzata del Comune e adesso si spera in qualche generoso finanziamento. L’inchiesta mette in luce le negligenze, le superficialità nella gestione di un importante infrastruttura
pubblica per Artena.

Due facce della stessa medaglia: negli anni 90 il progetto dell’Auditorium, della scuola di musica e della liuteria, negli anni 2000 quello del palasport, una cattedrale nel deserto?

Inizio dell’inchiesta giornalistica

Il Palazzetto dello sport di Artena è stato finalmente collaudato. Tuttavia l’opera non è ancora utilizzabile in quanto i soldi che erano stati stanziati nel progetto iniziale non sono bastati per completare la struttura.  Nel complesso, quella del palazzetto dello Sport è una lunga storia che dura dodici anni, che fino ad oggi ha interessato tre Amministrazioni comunali (Latini, Pecorari e Petrichella) e che sembra destinata a durare ancora a lungo. La storia inizia nel 2000, quando l’Amministrazione ha l’idea di realizzare una struttura per lo sport artenese su un terreno di proprietà del Comune. L’allora dirigente dell’ufficio tecnico, ing. Enrico D’Onofrio, realizza il progetto che poi è oggetto di una serie di verifiche e di modifiche. Sulla base del progetto si riesce ad ottenere un finanziamento regionale di 1,2 milioni di euro approvato con delibera di Giunta Regionale n. 641 dell’anno 2002. Ma i soldi non bastano per realizzare la struttura: il Comune infatti deve accendere un mutuo presso il Credito Sportivo per arrivare alla somma necessaria: nel complesso poco più di 2,3 milioni di euro.  Acceso anche il mutuo accade però qualcosa che creerà diversi problemi negli anni successivi: nel 2002 la Regione aggiorna il prezzario degli appalti pubblici e così i costi di costruzione aumentano. La Giunta comunale, tuttavia, per paura di perdere i finanziamenti invece di aggiornare o rifare da capo il progetto e mettersi a cercare nuovi fondi, nel 2003 approva il progetto esecutivo con  la delibera di Giunta numero 91 ed indice il bando di gara per la realizzazione della struttura. Si arriva così all’appalto per la realizzazione di “Palestra, campi da tennis, campo polivalente, campo calcetto in località Torretta”. Ad aggiudicarsi i lavori è la Marziali Costruzioni srl di Roma, con la quale il Comune di Artena stipula un contratto da 1,7 milioni di euro. Viene dunque sistemato il cartello di cantiere che testimonia la consegna dei lavori il 23 aprile 2004 e fissa la fine dei lavori per il 22 ottobre 2005. Ma cosa è successo tra quelle due date, che ha fatto sì che ancora oggi il palazzetto non è stato completato?
Il 23 aprile 2004 viene consegnato il cantiere per il Palazzetto dello sport di Artena ela ditta aggiudicataria (la Marziali Costruzioni di Roma) dà delle opere in subappalto alla romana Lata Appalti srl e all’artenese Sabina
Appalti srl (entrambi i subappalti sono da 177 mila euro).

Non passa molto tempo che cominciano i dubbi sull’adeguatezza delle risorse rispetto alle opere progettate. Il disagio sta sia nell’inadeguatezza della contabilizzazione delle risorse, sia nel non ottimale stato dei luoghi, con problemi di espropri e di utilizzazione dei terreni. La situazione è fatta presente dalla ditta appaltatrice ed anche da funzionari del Comune (tanto che nel 2007 il dirigente comunale approva e ridetermina il quadro economico dell’appalto), intanto si realizza la recinzione e alle difficoltà si aggiungono i problemi:lavorando sul campo sorgono dei dubbi sulla relazione geologica, e ci si chiede se il terreno potrà effettivamente sostenere il peso di una struttura tanto imponente.

Si sospendono i lavori (è l’era del Sindaco Pecorari) e si avviano indagini geologiche più approfondite.  Viene fuori che la relazione geologica era davvero insufficiente, ed è necessario realizzare una palificazione del terreno per renderlo più stabile. Ma non basta: nel progetto mancava anche un tratto   di fognatura delle acque chiare fino al Palazzetto, vanno realizzati i  sottoservizi ed un collegamento (un ”ponte tubo”), non incluso nella contabilità, per collegare le acque nere alla fognatura comunale. E ”nasce”, incredibilmente, il problema del collegamento viario con la via Ariana, con il relativo svincolo.

Perchè dunque il Comune non realizza lo svincolo tra la via Ariana e il Palazzetto dello Sport,cosi come da progetto? Anche in questo caso sorgono dei problemi.Quali?

LE VARIANTI

Prima di rispondere ci corre l’obbligo di fare un passo indietro per alcune precisazioni: aggiudicati i lavori e approfondite le indagini geologiche, ci si accorge anche che il tetto del palazzetto è difficilemente realizzabile a causa della prevista utilizzazione di travi in legno lamellare troppo imponenti (e per questo non trasportabili fino ad Artena). La ditta si accolla i costi di modifica della struttura (ma non la progettazione) e nel 2007 il dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Artena ripresenta al Genio civile gli elaborati tecnici, sulla base dei quali, successivamente, l’architetto Dolce (direttore operativo di cantiere) predispone una prima perizia di variante con cui riordina le voci di spesa,concentrando le somme a disposizione sulla struttura principale pur mantenendo la possibilità di realizzare i campi esterni e sistemando la struttura dal punto di vista sismico. La perizia Dolce infine,sulla scorta della nuova perizia geologica, prevede non una palificazione del terreno come avevamo erronamente affermato ma fondazioni più adatte all’edificio. In attesa di questi atti,la ditta appaltatrice non sta con le mani in mano: realizza la fognatura delle acque chiare prevista dal parcheggio del Palazzetto fino al fosso,e la fogna nera (anch’essa dal palazzetto al fosso).

Approvata la variante Dolce (è il 26 febbraio 2008), si può iniziare a lavorare sulla struttura del Palazzetto dello Sport. Lavori che successivamente determinano la necessità di una nuova perizia di variante redatta questa volta dal nuovo direttore dei lavori, l’ing. Roberto Passetti (nominato nel 2008), e approvata nel 2009. La seconda variante riguarda la tamponatura verticale tra la struttura in cemento armato e il tetto in lamellare.

LO SVINCOLO

Sistemati questi aspetti dell’opera, arriviamo alla questione della strada di collegamento tra il Palazzetto e la via Ariana,con il relativo svincolo. Il terreno su cui deve sorgere la strada progettata viene in parte espropriato, cosi da realizzare una via d’accesso abbastanza ampia da permettere il transito degli autobus. Per realizzare la strada si progettano anche i sottoservizi, cioè la fognatura delle acque chiare da via Valmontone al Palazzetto,la conduttura dell’Enel, quella del gas, e l’acquedotto.Insomma, le cose sembrano procedere,ma prima di iniziare i lavori, accade che il Comune ed un privato firmano un accordo per la realizzazione di un impianto di distribuzione di carburante. L’impianto nasce al lato della futura strada ma,per una parte, proprio sul terreno in cui era previsto lo svincolo. Rilasciate le autorizzazioni per l’impianto, non rimane che cercare di modificare il progetto di svincolo. I tecnici si mettono all’opera e elaborano una bozza di progetto che prevede lo spostamento dello svincolo sull’altro lato (quello non occupato dal distributore). Nel momento della valutazione del progetto, per lo stesso viene “lasciato cadere” forse per motivi politici (è il periodo della crisi della GiuntaPecorari). Dopo lo svincolo anche la strada viene bloccata: poco tempo dopo l’insediamento dell’Amministrazione Petrichella, il Direttore dei lavori revoca l’ordine di servizio per la realizzazione dell’opera. Ufficialmente i lavori terminano il 31dicembre 2010. Un anno dopo, il 27 dicembre 2011, viene approvato il collaudo tecnico amministrativo e (il 30 dicembre successivo) nuovamente rideterminato il quadro economico: la ditta,infatti, manifesta la volontà di smantellare la recinzione e il cancello ma viene raggiunto un accordo economico e la recinzione rimane.

Se l’appalto del Palazzetto dello Sport è formalmente concluso, non è cosi per la struttura.Il Palazzetto manca infatti di diverse opere in parte previste nel progetto originario e in parte no.

Tra le opere previste non sono stati ancora realizzati:

- la rete di raccolta delle acque chiare sottostante il parcheggio;

- la strada con lo svincolo di collegamento sull’Ariana (con tutti i sottoservizi previsti acqua,gas, luce)

- i campi polivalenti esterni la struttura e le rifiniture interne al Palazzetto stesso.

Tra le opere non previste dal progetto originario,manca la progettazione del”ponte tubo” che collega la fogna nera alla fognatura comunale.Discorso a parte merita la strada di accesso al Palazzetto:i terreni nei pressi della strada progettata originariamente (e finanziata dal CONI) sarebbero già stati espropriati,tuttavia l’Amministrazione comunale sembra intenzionata a realizzare la strada su un altro tracciatoche arriverebbe a via Valmontone in prossimità della nuova rotatoria di congiunzione con via Casiero (alias Valle dell’Oste). In tal caso pare verosimile che sarà necessario espropriare di nuovo altri terreni.

Nel complesso, per completare davvero il Palazzetto,sembra che siano necessari almeno altri 700 mila euro.

Per ora la Giunta comunale (nel settembre scorso) ha autorizzato il Sindaco a chiederne 300mila alla Regione Lazio.

Il completamento della struttura non è però l’unico dei problemi da affrontare. Il Palazzetto dello Sport, progettato per ospitare 600 spettatori, sarà principalmente un grattacapo gestionale: come sostenere i costi di gestione di una struttura cosi grande in un periodo di crisi e di tagli alla spesa pubblica?

Questa sarà la vera sfida da affrontare per valorizzare e far vivere una struttura che sembra destinata a rimanere una ”cattedrale nel deserto”.

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3 Commenti »

  • n. 1 - Lorenzitto Valeri ha detto:

    Non vedo l’ora guarda….
    Che dicessero stà ca*** de verità riguardo stò progetto.

    • n. 2 - adelelashekkia ha detto:

      l ‘inchiesta di biagi è per quanto ne so una fedele ricostruzione di quanto avvenuto però secondo me merita almeno un chiarimento che vorrei chiedere all’ autore:
      quando scrive: Per realizzare la strada si progettano anche i sottoservizi, cioè la fognatura delle acque chiare da via Valmontone al Palazzetto,la conduttura dell’Enel, quella del gas, e l’acquedotto.Insomma, le cose sembrano procedere,ma prima di iniziare i lavori, accade che il Comune ed un privato firmano un accordo per la realizzazione di un impianto di distribuzione di carburante. L’impianto nasce al lato della futura strada ma,per una parte, proprio sul terreno in cui era previsto lo svincolo. Rilasciate le autorizzazioni per l’impianto, non rimane che cercare di modificare il progetto di svincolo.
      Questo sig COMUNE che dopo aver progettato la strada ed i sottoservizi( penso anche pagando il tecnico per il progetto) per il palazzetto firma un accordo con un privato perchè su quel terreno realizzi un distributore HA UN NOME E COGNOME? se lei non ce lo vuole dire può dirci almeno quale delibera dobbiamo andare a cercare per soddisfare la nostra curiosità?
      un abbraccio circolare

      • n. 3 - Damiano ha detto:

        Grazie Luigi per l’approfondimento perché ci permette di capire meglio come vengono spesi i nostri soldi e ci spiegano i motivi per cui questo lavoro non è ancora finito.
        Quello che più mi preme sottolineare però, ed è una considerazione che facevo ancor prima di apprendere questi dati, è come mai è stata progettata un’opera con queste caratteristiche.
        Mi spiego, confrontandomi con operatori nel settore sportivo ho appreso che la struttura sta a metà tra un palazzetto tipo quello di Colleferro e un semplice e piccolo impianto coperto, quindi ha, dei costi elevati di gestione e allo stesso tempo non è idoneo per ospitare formazioni di categorie superiori (es serie A-B di pallavolo,calcetto). E qui viene la perplessità, in una realtà come quella artenese dove non ci sono grandi club, dove le casse comunali non sono mai state(e adesso ancora di più) piene e dove le esigenze di impianti sono più che altro legate alle piccole realtà sportive, non sarebbe stato molto più produttivo e mirato realizzare diversi impianti coperti, tipo quello di Valmontone sulla via dell’outlet, per dare spazio a tutte le discipline e a tutte le esigenze con un risparmio nei costi di costruzione e soprattutto di manutenzione e gestione ordinaria, oltre a ridurre i tempi realizzazione, potendo dare già da qualche anno i frutti, finora solo sperati.

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